martedì 13 marzo 2012

Bollalmanacco on Demand: Barry Lyndon (1975)




Con riprovevole ritardo si riaffaccia sulle pagine di questo blog la rubrica On Demand, dove i lettori più fortunati possono richiedere film da recensire (e aspettare anni per vedere esaudito il loro desiderio, ovviamente). Questa volta è toccato a uno dei membri più fedeli del gruppo feisbucchiano, che mi aveva chiesto la recensione di Barry Lyndon, diretto nel 1975 dal maestro Stanley Kubrick e tratto dal romanzo La fortuna di Barry Lyndon, scritto nel 1844 da William Thackeray.
(Il prossimo film "on Demand" non è stato ancora deciso, quindi vince il primo che commenta richiedendo una recensione, o qui sotto nei commenti o su Faccialibro!!)


Trama: il film racconta le vicende di Raymond Barry, un ragazzotto irlandese che, vuoi per fortuna, vuoi per incoscienza, finisce per sposare una duchessa ed assumere così il nome di Barry Lyndon… evento che determina l’inizio del suo dramma.


Come sempre succede quando si tratta di capisaldi, soprattutto se firmati Kubrick, il mio coraggio viene meno e non riesco ad avventurarmi in quegli sproloqui che dedico invece a supercazzole horror di bassa lega. Quindi, lungi dal voler fare una critica di Barry Lyndon, trovare nella pellicola strani significati che possano gettare nuova luce sulla poetica kubrickiana o quant’altro, mi limiterò come sempre a spiegare, a chi avesse voglia di leggere, perché a mio avviso questo film rientra in quel novero di capolavori che chiunque dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. Parto però da una doverosa premessa, o meglio, un’avvertenza. Il film dura quasi tre ore e ha un ritmo piuttosto lento, senza contare che il protagonista è sommamente irritante nella sua indolenza. Se accettate queste condizioni, andate pure avanti.


Barry Lyndon può tranquillamente essere definito un racconto di NON – formazione; il protagonista “nasce” buono ed ingenuo, innamorato dell’amore al punto da non osare quasi sfiorare la cugina e battersi per lei nonostante la sua natura di fedifraga e profittatrice, per questa sua ingenuità viene fregato nel modo più bieco e allontanato dal paese natale ed è proprio durante questo viaggio tra ladri, eserciti e bari che viene forgiato il suo carattere di donnaiolo, imbroglione e profittatore. Questo solo nella prima parte del film, che si conclude con il suo matrimonio d’interesse con Lady Lyndon; dopo un doveroso interludio comincia quindi la parte tragica della vita di Barry, dove i ritrovati sentimenti di amore (questa volta paterno) e uno sprazzo di antica cavalleria gli costano tutto quello che, fino a quel momento, aveva guadagnato senza abilità e senza fatica, come sottolinea la spietata, ironica voce narrante che scandisce le vicende del film. Se siete arrivati a leggere fin qui, dunque, avrete ormai capito come la trama di Barry Lyndon non sia molto diversa da quella di mille altri pomposi feuilletton dell’epoca, e come il fascino della pellicola non risieda in quello che racconta, ma nel modo in cui Kubrick mette in scena il romanzo picaresco di Thackeray.


Guardare Barry Lyndon, infatti, è come entrare nella National Gallery o nella Tate Britain e immergersi nello splendore dei quadri di Hogarth, Gainsborough o di altri pittori del settecento inglese. In quasi tutte le sequenze, Kubrick parte da un primo piano o da un piano medio per poi arrivare ad un campo lungo, dove il bellissimo paesaggio inglese o gli ambienti interni sono preponderanti e contengono dei personaggi immobili come figurine o come, appunto, soggetti di un dipinto. E questo effetto pittorico viene ulteriormente accentuato dal fatto che il regista abbia deciso di utilizzare quasi esclusivamente la luce naturale per girare il film, che fosse quella del sole o quella di poche candele, una scelta che, assieme agli splendidi, dettagliatissimi costumi e alle sontuose scenografie, concorre a rendere Barry Lyndon molto più di un film in costume, quasi un’opera d’arte in movimento. Anche la fissità degli attori diventa quindi necessaria per ottenere questo effetto “artistico”, poiché ogni sentimento, ogni gesto, ogni sguardo diventano elementi di una rigida etichetta oppure necessari strumenti per ottenere qualcosa di materiale; d’altronde sono il sangue, l’innocenza, la follia e la morte le uniche cose in grado di consentirci di gettare uno sguardo oltre la bellezza immobile e pittorica in cui sono immersi i personaggi e cogliere così quel che resta della loro umanità sotto il trucco e il parrucco. Un’umanità che lentamente si perde, scandita dalle note della Sarabanda di Händel, finché sarà solo il tempo a rendere i personaggi tutti uguali e parigradi, a prescindere dai loro sforzi per elevarsi dalla massa. In due parole, un altro imperdibile capolavoro di un genio del Cinema, quello con la C maiuscola.


Del regista Stanley Kubrick ho già parlato qui.

Ryan O’Neal (vero nome Charles Patrick Ryan O’Neal) interpreta Redmond Barry. Americano, lo ricordo per film come Love Story, che gli è valso la nomination all’Oscar come miglior attore protagonista, e Luna di carta, inoltre ha partecipato di recente alle serie Desperate Housewives e Bones. Anche produttore, ha 71 anni e un film in uscita.


Marisa Berenson interpreta Lady Lyndon. Americana, ha partecipato a film come S.O.B. e serie come La signora in giallo. Ha 65 anni.


Patrick Magee (vero nome Patrick Joseph Gerard Magee) interpreta il Cavaliere di Balibari. Irlandese, lo ricordo innanzitutto per aver interpretato lo sfortunato Mr. Alexander in Arancia Meccanica; ha inoltre partecipato a film come La maschera della morte rossa, Black Cat (Gatto nero) e Il club dei mostri. E’ morto di infarto nel 1982, all’età di 60 anni.


Steven Berkoff (vero nome Leslie Steven Berks) interpreta Lord Ludd. Inglese, ha partecipato a film come Arancia meccanica, Professione: reporter, Un piedipiatti a Beverly Hills, Rambo II: la vendetta e Millenium - Uomini che odiano le donne. Anche sceneggiatore e regista, ha 75 anni e quattro film in uscita, tra cui quello che si preannuncia un trashissimo Strippers vs Werewolves.


Barry Lyndon ha vinto quattro premi Oscar tutti, a mio avviso, meritatissimi: miglior scenografia, migliori costumi, miglior fotografia e miglior colonna sonora non originale. Nessun Oscar per gli attori invece, parlando dei quali vengo a sapere che anche Robert Redford era un papabilissimo candidato per il ruolo di Redmond Barry. Concludo consigliandovi di riguardare tutti i film di Kubrick se ancora non li avete mai visti… e di farvi due risate cercando gli sketch di Sensualità a corte, le cui atmosfere barocche e alcune musiche (per non parlare di Mmmadreeee) richiamano un po’ il capolavoro di cui ho indegnamente parlato finora. ENJOY!

17 commenti:

  1. PRaFa. Anche per avuto la voglia di rivedere Barry. Non so se riuscirei a rifarlo anch'io, per quanto capolavoro sia. Posso chiedere la recensione del Segreto del Bosco vecchio?

    Il solito anonimo conosciutissimo

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    1. Ooooh estimado anonimo desconocido, ma claro que sì!
      Desconoscendote, pensavo mooolto peggio... qualcosa di profondo... da mal di gola, diciamo!

      Abbi fede e la recensione presto (vabbé....) arriverà!!

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  2. Uno dei miei film della vita.
    Un Capolavoro totale.
    La morte del figlio e il duello sono sequenze che ancora oggi fatico a sostenere.
    Stupendo.

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    1. Quella del duello è una sequenza mozzafiato, davvero.
      Raramente mi succede, ma non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo, è come se il tempo si dilatasse e tu rimanessi lì, in attesa di sapere (anche se già lo sai) come andrà a finire.
      E la morte del figlioletto mi ha magonata molto, sono sincera.

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  3. Eh, qua siamo su un altro pianeta...
    Darò una soffiata allo scaffale d'oro e me lo riguarderò per l'ennesima volta.

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    1. Addirittura lo scaffale d'oro per i film migliori?
      Ottima idea ;)

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    2. eddy dove'è che hai detto che abiti? hai la porta blindata?

      comunque parlando seriamente qui siamo troppo oltre. CAPOLAVORO DELLA MADONNA... EBBASTA!!!

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    3. @Babol: maccerto! XD

      @Frank: Hai presente Arcore? LooooooooooL

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  4. 'giorno!
    Ti ho appena affibbiato un premio sul mio blog! ^_-

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  5. @frank

    E' vero, capolavoro bastarebbe per recensirlo. La prossima volta, con qualche altro capolavoro, ci provo a fare la recensione alternativa di una parola :PPP

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    1. io mi trovo sempre in difficoltà nel dover parlare di film così mastodontici. mi è più facile consigliare letture a riguardo, perché tanto finirei col dire cose trite e ritrite.

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    2. Io invece ogni tanto ci provo.
      Non per altro, ma perché di solito le letture sono per cinefili, non invogliano lo spettatore "casuale" a vedere il film.
      Cosa che, magari, invece può succedere con un approccio più "ignorante" :P
      Almeno, spero!

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  6. Ok, lo ammetto: questo film per me è troppo. Non ne metto in dubbio la bellezza, però ogni tentativo di vederlo mi procura i più esasperati sintomi allergici. Non ce la faccio e me ne vergogno.

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    1. Macché vergogna, insomma!
      Io ho rifiutato di vedere parecchi altri capisaldi, quando non ce la si sente, non ce la si sente!!!

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  7. E' un piacere per gli occhi, per le orecchie, per la dignità se vuoi, ma devo cogliere l'occasione giusta per vederlo, non una guardata e via, senza preparazione, senza ragionamento.

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    1. Io l'avevo già visto una volta, quando mi ero messa in testa di guardare tutti i film di Kubrick, ti parlo quindi di almeno dieci anni fa.
      Secondo me questa volta l'ho apprezzato maggiormente, quindi confermo quello che dici, serve una predisposizione e un'occasione giusta.

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