venerdì 27 ottobre 2017

1922 (2017)

Non ne avete ancora abbastanza di Stephen King, vero? Meglio! Perché su Netflix è uscito in questi giorni 1922, diretto dal regista Zak Hilditch e tratto dal racconto omonimo del Re, contenuto nella raccolta Notte buia, niente stelle.


Trama: l'agricoltore Wilfred James uccide la moglie, con l'aiuto del figlio Henry, per una questione legata all'eredità di un terreno. L'omicidio però genera una reazione a catena di sventure...


Notte buia, niente stelle è al momento la raccolta kinghiana con più chance di venire "completata", con un totale di tre racconti su quattro adattati per il piccolo schermo. Di queste tre opere, A Good Marriage era una schifezzuola televisiva delle peggiori, Big Driver era salvato dalla bella interpretazione di Maria Bello, 1922 è, al momento, cugino degli splendidi adattamenti che ci sono toccati in sorte nel corso di questo glorioso anno (e no, Torre Nera, non sto parlando con te!), forse perché la storia di partenza era già abbastanza angosciante di suo. Più "gotico rurale" che horror, se vogliamo proprio utilizzare delle etichette, 1922 racconta la lenta discesa all'inferno di un figlio della campagna e dell'epoca in cui vive, un uomo che ha due soli punti fermi: il terreno e l'erede al quale lasciarlo. Wilfred è un uomo duro, apparentemente privo di emozioni, quasi bovino nella sua testardaggine, che si è ritrovato in moglie (probabilmente per un errore di gioventù) una donna altrettanto arida, testarda ma, a differenza sua, disgustata all'idea di rimanere per sempre confinata in una fattoria. In una società dove le mogli devono sottostare ai mariti, essere umili e remissive, Arlette è incredibilmente moderna, sogna una vita in città, dove mantenersi con un'attività propria, e parla di divorzio ed avvocati, di vendite e progresso. Non c'è affetto tra i due, la cosa è palese, e a farne le spese è il figlio quattordicenne Henry, che diventa per lei strumento di ricatto e ulteriore pungolo per ferire Wilfred, mentre per quest'ultimo incarna il futuro, un futuro in cui il ragazzo perpetuerà l'eredità del padre, rimanendo legato per sempre agli sterminati campi di grano del Nebraska e ai "valori" della terra. E di fronte a una madre che minaccia di allontanarlo da amici e fidanzata e un padre che si dimostra invece disponibile a garantirgli una sicura routine, cosa potrà mai scegliere un povero quattordicenne che non ha mai visto il mondo? E' qui che si sviluppa l'infido piano di Wilfred, apparentemente scemo e stundaio ma subdolo come pochi, il quale riesce ad insinuarsi nel cuore, nelle paure e nell'innocenza del figlio fino a convincerlo che l'unica soluzione praticabile per vivere "felici per sempre" è proprio uccidere Arlette. L'orrore Kinghiano, la banalità del male, al loro apice. E ovviamente, come in ogni opera del Re che si rispetti, chi lascia entrare il male in casa sua è condannato ad sprofondare nell'abisso, lentamente ma inesorabilmente.


Lento e inesorabile è anche il ritmo della pellicola di Zak Hilditch, che non ha fretta di arrivare al dunque ma si prende tutto il tempo di costruire atmosfere, intessere destini nefasti, lasciare che il maledetto grano nebraskiano incomba sullo spettatore e che lo sguardo di Thomas Jane riempia lo schermo, ora pensoso, ora affilato come una lama, ora colmo di terrore, confusione e infine rassegnazione. Thomas Jane è il cuore pulsante dell'intera operazione. A nulla varrebbero la fedeltà al testo e la personalità con cui Zak Hilditch è riuscito ad evitare il compitino di routine se l'attore nativo del Maryland non si fosse accollato gli scomodi panni di Wilfred e quell'accento da palla da baseball in bocca che rende quasi impossibile la fruizione del film senza sottotitoli; c'è gente che adora Joel Edgerton e il suo abbonamento a ruoli di villico taciturno, ebbene nella mia modesta opinione io sono convinta che Thomas Jane si mastichi Edgerton e lo sputi perché la sua interpretazione non si limita all'ottuso e burbero silenzio ma viene arricchita da acume sottile, perfidia vendicativa, noncuranza nel manipolare un povero figlio ingenuo. 1922 si concentra quindi essenzialmente sulla figura di Wilfred e sulla fisicità di Thomas Jane, lasciando gli altri personaggi (e conseguentemente gli altri attori) un po' in ombra e centellinando gli aspetti puramente horror o sovrannaturali, cosa che in effetti già accadeva nel racconto. Non pensate quindi di guardare 1922 e di passare una serata coi nervi a fior di pelle, pronti a saltare sulla sedia sconvolti dai jump scare: quello del film è un orrore sottile, dove al massimo vi capiterà di provare disgusto se non amate i ratti, inquietudine all'idea di una casa popolata da fantasmi e, soprattutto, un senso di ineluttabile angoscia che non ha bisogno né di effetti speciali né di sequenze al cardiopalma. Per tutti questi motivi 1922 mi è piaciuto molto e, anche se è in grado di camminare con le sue gambe, mi ha fatto tornare la voglia di rileggere il racconto da cui è tratto, giusto per festeggiare i 70 anni di Stephen King. Ah, un avvertimento che nulla toglie alla bellezza della pellicola: se non amate le violenze sugli animali e vedere bestie sofferenti vi turba più di qualsiasi altra cosa, state lontani da questo film, mi raccomando.


Del regista e sceneggiatore Zak Hilditch ho già parlato QUI. Thomas Jane (Wilfred James) e Neal McDonough (Harlan Cotterie) li trovate invece ai rispettivi link.

Molly Parker interpreta Arlette James. Canadese, ha partecipato a film come Il prescelto, American Pastoral e a serie quali Nightmare Cafe, Oltre i limiti, Highlander, Sentinel, Six Feet Under, Dexter e House of Cards. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 45 anni e un film in uscita.


Dylan Schmid, che interpreta Henry, è stato il giovane Baelfire di C'era una volta e ha partecipato anche a Horns, tratto dal romanzo di Joe Hill. Se 1922 vi fosse piaciuto leggetevi il racconto, ovviamente. ENJOY!

8 commenti:

  1. E' persino meglio del racconto, per certi versi.
    C'è tutta la parte del viaggio del figliolo a riprendersi la fidanzata che nel racconto ho trovato troppo zuccherosa e da fiction, qui invece è tutto molto più ruvido.
    Molto bello!

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    1. Io il racconto l'ho letto ma non lo ricordo nella minuzia però sono sicura che anche quella parte mi era piaciuta.

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  2. Mi preoccupa la tua avvertenza sulla violenza degli animali ... peccato, l'avrei visto volentieri, il clima halloweeniano sarebbe pure adatto, azz!

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    1. Eh, ci sono un paio di scene forti che coinvolgono una mucca. A me ha fatto poco, so che è finzione, però so anche che ci sono persone che non sopportano questo genere di scene...

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  3. Non ho letto il racconto, ma il film (di cui ho parlato qualche giorno fa anch'io) mi è piaciuto molto. Una tragedia americana marcissima, con un Jane sorprendentemente cupo e in parte. Brava Netflix, bravo zio Steve.

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    1. Sì, un american gothic dei peggiori. Il racconto è molto bello, recuperalo appena riesci :)

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  4. Sono molto curioso, anche perchè mi è stato consigliatissimo.
    Spero mi piaccia almeno quanto It.

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