martedì 16 maggio 2017

King Arthur: Il potere della spada (2017)

Colpita da un leggero e momentaneo calo di interesse nei confronti di Alien: Covenant (che andrò alla fine a vedere mercoledì), domenica ho deciso di puntare su King Arthur: Il potere della spada (King Arthur: Legend of the Sword), diretto e co-sceneggiato dal regista Guy Ritchie.


Trama: dopo la morte del padre Uther, re d'Inghilterra tradito dal fratello Vortigern, il piccolo Arthur viene cresciuto dagli abitanti dei bassifondi di Londinium senza alcun indizio sulla sua reale natura, almeno finché non viene costretto ad estrarre la spada Excalibur, diventando immediatamente leggenda...


Pur avendo giocato per parecchi anni ad Extremelot, per di più all'interno di una gilda chiaramente ispirata all'argomento, non sono mai stata una grande appassionata del ciclo arturiano, né ne sono mai stata una conoscitrice, salvo per le nozioni banali da quiz televisivo conosciute dal 90% della popolazione mondiale. Questo è uno dei motivi per cui la rilettura "alla Guy Ritchie" della leggenda di Re Artù ed Excalibur non mi ha offesa nel profondo, anzi, mi ha lasciata inaspettatamente soddisfatta, nonostante un paio di scelte stilistiche di cui parlerò nel prossimo paragrafo. Da zamarra inside e, fondamentalmente, da amante del modo in cui il regista inglese si rapporta da sempre al sottobosco criminale londinese, ho adorato questa versione guascona di Re Artù, cresciuto dalle dipendenti di un bordello fino a diventare una sorta di "capoccia" dei bassifondi, con la sua corte di disperati dediti a truffe e furtarelli e, soprattutto, a proteggere gli abitanti di una città violenta da invasori poco rispettosi delle regole e dal pugno di ferro di un re infernale, che governa con l'ausilio di un esercito fatto di uomini mascherati e di forze oscure vagamente assimilabili alle tre streghe del Macbeth. All'interno di King Arthur si incontrano dunque due anime, la commedia criminale in stile Ritchie e il fantasy cupo che affonda le radici in una leggenda antichissima; queste due facce della stessa medaglia cinematografica convivono e si fondono per buona parte della pellicola, soprattutto quando vengono gettate le basi per una Tavola Rotonda fatta di "merrymen" che non sfigurerebbero né accanto a Robin Hood né all'interno di un Lock & Stock qualsiasi, mentre stridono un po' quando la sceneggiatura va a toccare la leggenda della spada del titolo originale, gettando in un calderone unico maghe, patti col diavolo, torri di Sauroniana memoria, dame del lago e visioni di un passato e futuro da incubo. Il protagonista ha carisma sufficiente per reggere quasi da solo tutta la vicenda ma fortunatamente i suoi allegri compagni lo sostengono per buona parte del minutaggio e riescono a farsi voler bene dallo spettatore toccando anche occasionali vette di commozione e preoccupazione, cosa che non succede, per esempio, con la Maga e Re Vortigern, entrambi molto affascinanti (soprattutto il secondo) ma in qualche modo bidimensionali, figure eteree che paiono quasi scomparire sullo sfondo del bailamme di regia, montaggio, combattimenti e computer graphic messo in piedi da Ritchie.


Dal punto di vista stilistico, Ritchie carica le sequenze all'inverosimile, spingendo l'acceleratore a tal punto che lo spettatore non ha mai un attimo di noia. La colossale guerra dell'inizio, tutta elefanti indemoniati, morte & distruzione, la scena topica ripresa in un infinito numero di flashback, il montaggio che unisce senza soluzione di continuità narrazione e narrato, gli effetti devastanti di Excalibur (l'equivalente di un bazooka, alla faccia della spada, ma bisogna in qualche modo giustificare le proiezioni in 3D, da me fortunatamente evitate), il ralenti durante i combattimenti, le riprese in soggettiva con la steadycam e persino l'arrogante citazione dell'Ofelia di Millais, per non parlare degli omaggi al Signore degli Anelli di Jackson, tutto concorre a rendere il film incredibilmente dinamico senza mai risultare "esagerato", come se Ritchie sapesse quando fermarsi prima di portare lo spettatore al suicidio per sovraccarico sensoriale. L'unica sequenza davvero insopportabile, almeno per quel che mi riguarda, è stata il terrificante pre-finale in cui Arthur è costretto ad affrontare un incrocio tra Skeletor, il Balrog e un pessimo boss di fine livello interamente realizzato in computer graphic, una cafonata di cui avrei fatto volentieri a meno e che mi porta a spendere due parole sugli attori. Per quanto il personaggio di Vortigen sia un po' sui generis, una figuretta monodimensionale che spinge interamente sulla sua malvagità priva di fondamenti (la gelosia e la sete di potere diciamo che mi vanno bene fino a un certo punto), vederlo interpretato da Jude Law cancella immediatamente ogni difetto di scrittura in virtù del carisma e del fascino dell'attore, semplicemente magnetico; se tu però me lo cancelli seppellendolo in una colata di CGI, addio, del suo destino non mi importa più né tanto né poco. Convintissimo e convincentissimo invece Charlie Hunnam nei panni di un Arthur palestrato e linguacciuto e voto dieci al solito cast di caratteristi che, come sempre nei film diretti da Ritchie, sfiora livelli di eccellenza e nel quale spiccano Neil Maskell e "ditocorto" Aidan Gillen, con le loro faccette un po' così da criminali sbruffoni. Quindi, al netto di alcuni trascurabili difetti l'ultima fatica di Ritchie per me è promossa in pieno: al regista chiedo solo di non distrarsi troppo, ché King Arthur mi puzza di prequel lontano un chilometro, e di concentrarsi sul terzo capitolo di Sherlock Holmes (cos'è quell'Aladdin in pre-produzione su Imdb? Per di più con Will "Mollo" Smith nei panni del Genio?? Non t'azzardare, eh!).


Del regista e co-sceneggiatore Guy Ritchie ho già parlato QUI. Charlie Hunnam (Arthur), Jude Law (Vortigern), Djimon Hounsou (Bedivere), Eric Bana (Uther) e Neil Maskell (Mangiagallo) li trovate invece ai rispettivi link.

Aidan Gillen interpreta Bill. Irlandese, ha partecipato a film come 2 cavalieri a Londra, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, Sing Street e serie quali Queer as Folk e Il trono di spade. Anche sceneggiatore e produttore, ha 49 anni.


Freddie Fox (vero nome Frederick Fox) interpreta Rubio. Inglese, ha partecipato a film come I tre moschettieri, Pride Victor: La storia segreta del dottor Frankenstein. Ha 28 anni e due film in uscita.


Annabelle Wallis interpreta Maggie. Inglese, ha partecipato a film come X-Men - L'inizio, W.E. - Edward e Wallis e Annabelle. Ha 33 anni e un film in uscita, La mummia.


La spagnola Astrid Bergès-Frisbey, che interpreta la Maga, era già comparsa in Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare, nei panni di Syrena mentre tra le altre guest star compaiono il calciatore David Beckham nei panni di una delle guardie e la sorella maggiore di Cara Delevingne, Poppy, nei panni di Igraine, madre di Arthur. Come avevo evinto dal finale "sospeso", King Arthur (uscito al terzo tentativo dopo due progetti falliti, uno dei quali prevedeva Colin Farrell come Re Artù e Gary Oldman nei panni di Merlino) è il primo film di una serie che dovrebbe prevederne almeno sei, ovviamente immagino in caso di successo del film in questione, che tuttavia in America non è andato come si sperava e ha incassato un bel flop. Chi vivrà vedrà insomma. Nell'attesa, se King Arthur: Il potere della spada vi fosse piaciuto recuperate i vecchi di film di Guy Ritchie (alcuni li trovare recensiti QUI) e magari anche la quadrilogia de I pirati dei Caribi. ENJOY!

10 commenti:

  1. Lo guarderò, ma senza fretta.
    Mai piaciuto Artù (ma manco la Spada nella roccia, per dirti), né il caciarone Ritchie che ha un'idea di cinema lontanissima dalla mia.
    Il cast, certo, tenta. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me invece Ritchie, col suo stile roboante e scanzonato, è sempre piaciuto un sacco :)

      Elimina
  2. Su Fast & Furious non mi esprimo, non amo il genere quindi non ne ho mai visto uno, mentre Doctor Strange mi era piaciuto anche se l'ho già dimenticato XD
    Ma cosa ci ha fatto Covenant che lo stiamo snobbando tutti?

    RispondiElimina
  3. Io evito più di leggere chi parla di Get Out - Scappa :P

    RispondiElimina
  4. Guy Ritchie chissà perchè mi fa storcere sempre il naso da quando ho cominciato a vedere i suoi film, prima è salito alla ribalta come una sorta di Tarantino Inglese, però brutta copia del mitico regista di Knoxville, non è mai arrivato ad essere uno dei miei registi preferiti...capita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me invece piace molto. Come racconta lui la criminalità inglese non lo fa nessuno e per fortuna col tempo si è distaccato dagli inizi tarantiniani, così come, peraltro, ha fatto lo stesso Quentin :)

      Elimina
  5. Io, da amante della saga arturiana in romantica versione preraffaelita (pure Millais mi hanno toccato???), avevo lanciato esclamazioni di orrore durante il trailer, ma visto che ne parli bene magari potrei dargli un'occasione e vederlo in una serata buzzurra a base di costolette e popcorn.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente è una citazione che mi sono immaginata io visto che non l'ho trovata riportata in nessuna recensione ma vedendo una certa sequenza il mio cervello ha urlato "Oddio, l'Ofelia!".
      Non è una rilettura canonica ma secondo me ci sta questo King Arthur borgataro londinese :)

      Elimina
  6. Sai, le rivisitazione dei miti in chiavi action/epico mi stanno stufando...
    Alla fine "King Arthur" è un film che si guarda, ma l'ho già dimenticato...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, sarà che a me Ritchie piace molto e del mito frega poco, l'ho apprezzato proprio tanto :)

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...