mercoledì 31 maggio 2017

Bollalmanacco On Demand: Blu profondo (1999)

Finalmente mi ritrovo ad ottemperare alla richiesta dell'adorata Lucia de Il giorno degli zombi, la quale mille anni or sono mi aveva raccomandato di guardare Blu profondo (Deep Blue Sea), diretto nel 1999 dal regista Renny Harlin. Il prossimo film On Demand sarà invece Fuori orario di Martin Scorsese! ENJOY!


Trama: degli scienziati si ritrovano bloccati all'interno di un laboratorio di ricerca situato proprio in mezzo all'oceano, all'interno del quale degli squali potenziati artificialmente danno loro la caccia...



Blu profondo è uno di quei film che anche chi non bazzica il cinema avrà probabilmente intravisto cento volte durante i suoi passaggi televisivi, senza magari prestargli particolare attenzione. Non me ne voglia Lucia ma a me è successo proprio così, tant'è che, durante la visione, un paio di sequenze e di dialoghi si sono riproposti non nuovi alla mia memoria, soprattutto per quanto riguarda una delle scene più cruente ed inaspettate. Diciamo che Blu profondo, almeno per me, è sempre stato uno di quei film da guardare col cervello spento, magari d'estate, quando in TV non passava altro al convento, possibilmente facendo zapping o altre attività, e questa è stata la prima volta che ho messo cuore, attenzione e cervello nell'impresa. Ciò non ha portato ad una rivalutazione della pellicola, che non finirà mai in un'ideale top 10 dei miei film preferiti, però ne ho sicuramente apprezzato lo spirito caciarone ma non raffazzonato, l'entusiasmo di regista e sceneggiatori, la particolarità di alcune scelte narrative prima ancora che registiche. Lasciando perdere l'assunto che da il la alla vicenda (squali che vengono geneticamente modificati onde trovare una cura per l'alzheimer) è interessante vedere come gli sceneggiatori siano riusciti a gestire i personaggi e lo spietato meccanismo che li porta a finire, uno dopo l'altro, nelle fauci degli squali, spiazzando lo spettatore a più riprese. Gli archetipi del genere horror/fantascientifico ci sono tutti: abbiamo l'eroe un po' grezzo, la bella ed intelligente scienziata, il capo carismatico, gli scemi del gruppo e l'inevitabile accozzaglia di carne da macello alla mercé di tre killer pinnuti e in un film simile uno si aspetterebbe che le "gerarchie" venissero rispettate, invece il bello di Blu profondo è che fino alla fine non si può a prevedere chi uscirà vivo dall'esperienza, grazie ad un paio di twist azzeccati (e ad una coerente "punizione") che concorrono ad alzare ancora di più il tasso di tensione già abbondantemente presente nel film, tra acqua, claustrofobici tunnel sottomarini, pesci zannuti, fuoco e tempeste.


Con tutti questi elementi in campo Harlin ha sicuramente avuto un bel da fare a gestire l'intera faccenda, eppure il regista c'è riuscito, e anche bene. Blu profondo vanta infatti un ottimo gusto per l'esagerazione che riesce a non sfociare nel cacofonico (non siamo ai livelli di Sharknado, per dire, e per fortuna) e trasuda tanto di quell'amore per il genere e l'effetto artigianale che è impossibile non volergli bene, anche quando la situazione sbulacca talmente da farti urlare "eeehhhhh???!!!". Io di squali mi intendo poco ma anche se ormai è passato qualche anno dall'uscita di Blu Profondo mi è sembrato che la combinazione di pupazzoni e timida CGI funzionasse ancora alla grande, sia nei campi lunghi che nei primi piani in cui le zannine di questi orrori genetici triturano i poveri malcapitati, per non parlare delle esplosioni e degli altri sanguinosissimi momenti morte&distruzione di cui questo film è pieno. Non sono molte le pellicole, in effetti, che hanno la faccia tosta di mescolare gente che muore masticata malissimo, devastanti incendi a pelo d'acqua, squali che sfondano vetrate nel modo più crudele possibile, discorsi motivazionali dai risvolti imprevedibili e forni utilizzati come improbabili vie di salvezza eppure il finlandese Harlin (prima di ammosciarsi e girare vaccate prive di suspance come Il passo del Diavolo) è riuscito a fare questo e anche altro, realizzando un film con gli squali di una cattiveria totale, capace di inchiodare alla poltrona anche chi questo genere di pellicole non lo ama particolarmente e di farlo divertire come un bambino. Sicuramente, Blu profondo non avrà la stessa raffinatezza de Lo squalo o la capacità di mozzare il respiro come The Shallows o 47 metri (Uscito proprio la settimana scorsa al cinema, non perdetelo!) ma è comunque un onestissimo film di intrattenimento, di quelli che non vengono più girati ahimé, e che merita quindi tutto il rispetto del mondo, sperando che prima o poi Harlin si decida a tornare agli antichi fasti.


Del regista Renny Harlin ho già parlato QUI. Thomas Jane (Carter Blake), Samuel L. Jackson (Russell Franklin), Michael Rapaport (Tom Scoggins) e Stellan Skarsgård (Jim Whitlock) li trovate invece ai rispettivi link.

Saffron Burrows interpreta la dottoressa Susan McAlester. Inglese, ha partecipato a film come Nel nome del padre, Gangster n°1, Frida, Peter Pan, Troy e a serie quali Bones e Agents of S.H.I.E.L.D.. Ha 45 anni e un film in uscita.


LL Cool J (vero nome James Todd Smith) interpreta Preacher. Rapper americano, ha partecipato a film come Toys - Giocattoli, Halloween - 20 anni dopo, Ogni maledetta domenica, Charlie's Angels, S.W.A.T. - Squadra speciale anticrimine e a serie quali Dr. House e 30 Rock, inoltre ha lavorato come doppiatore in American Dad!. Anche produttore, ha 49 anni.


Aida Turturro interpreta Brenda Kerns. Americana, la ricordo per il ruolo di Janice Soprano ne I Soprano, inoltre ha partecipato a film come Tutte le manie di Bob, Misterioso omicidio a Manhattan, Alla ricerca di Jimmy, Junior, Sleepers, Il tocco del male, Al di là della vita, Crocodile Dundee 3 e ad altre serie quali E.R. Medici in prima linea, Medium e Grey's Anatomy. Ha 55 anni e un film in uscita.


Il film ha subito dei rimaneggiamenti dopo i primi test screening, nella fattispecie SPOOOOILERRRR si è deciso di far morire il personaggio della Dottoressa McAlester in quanto "genio malvagio" della situazione riducendo le scene in cui la stessa mostrava un po' più di umanità e, soprattutto, si è deciso di glissare sul fatto che Janice fosse incinta, rendendo così la sua morte meno crudele e più  "sopportabile" per lo spettatore. FINE SPOILER. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate i già citati Lo squalo, The Shallows (o Paradise Beach: Dentro l'incubo, titolo italiano tra i più orridi ever) e 47 metri. ENJOY!


martedì 30 maggio 2017

Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar (2017)

Si dice "chi disprezza compra". Seguendo questa vecchia massima, nonostante la faccia di Johnny Depp mi istighi ormai solo violenza, domenica sono andata a vedere Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar (Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales), diretto dai registi Joachim Rønning ed Espen Sandberg.


Trama: per cercare di liberare il padre dalla maledizione, il figlio di Will Turner si mette in cerca del pirata Jack Sparrow. Purtroppo, alle calcagna di Jack c'è anche una ciurma di fantasmi al soldo del capitano Salazar...


Potrei ripetermi e tornare a usare le stesse parole scritte per Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare, uscito ormai sei anni fa: "Se, come me, avete già visto i primi tre episodi della saga dedicata allo strepponissimo Capitan Sparrow questa recensione vi servirà a poco, perché sapete già a cosa andate incontro con La vendetta di Salazar. Inutile che la gente dica “è meno bello dei precedenti episodi”, “ha stufato”, o altre simili amenità. Sono tutte balle. La formula che ha decretato il successo dei primi tre film non è assolutamente cambiata: se avete apprezzato i film precedenti vi piacerà molto anche questo, salvo il fatto che Jack Sparrow potrà avervi stufato, ma questo è affar vostro, o di Johnny Depp al limite". Ma scriviamo anche due righe nuove, vah. Il franchise Pirati dei Caraibi è tornato e intende rimanere col pubblico pagante almeno per un altro episodio e l'unica cosa che potrei aggiungere alle righe copiate quasi pedissequamente dal post precedente è che, a differenza di Oltre i confini del mare, La vendetta di Salazar è molto più legato alla prima trilogia e apre la strada per una possibile ulteriore tripletta con quegli stessi personaggi che erano venuti a mancare nel quarto capitolo. Per il resto, gli ingredienti che compongono la tranquilla, prevedibile sceneggiatura della pellicola sono sempre gli stessi da ormai dieci anni: avventura a palate, tesori da cercare, nemici sovrannaturali da sconfiggere, fughe rocambolesche della ciurma di Jack Sparrow, un pizzico di sentimento, Hector Barbossa che ruba la scena a tutti gli altri personaggi nonostante la storyline zeppa di cliché che lo riguarda e, ovviamente, Johnny Depp che fa quello che gli riesce meglio, ovvero faccette schifate e camminata da ubriacone, probabilmente ciò che lo caratterizza anche nella vita reale ormai. Accantonati gli intrighi arzigogolati del secondo e del terzo capitolo della saga, Pirati dei Caraibi si è assestato ahimé su una formula un po' più semplice già sdoganata col quarto episodio ma stavolta perlomeno i personaggi nuovi sono abbastanza interessanti (almeno per il tempo di durata del film) e la trama non è interamente incentrata sulla cialtroneria di Sparrow, ridotto a poco più che un elemento comico con l'aggiunta di un flashback che, se devo dirla tutta, fa venire voglia di rivedere in azione il Capitano prima che l'alcool gli spappolasse il cervello, così da poter tornare finalmente ad avere un protagonista degno di nota.


Sulla storia in sé c'è davvero poco altro da dire, adesso cominciano le note dolenti. Gore Verbinski non è mai stato visionario come Lynch ma era comunque un regista con molte cose da dire e da mostrare, Rob Marshall era invece un buon mestierante, per quanto un po' anonimo; Joachim Rønning ed Espen Sandberg funzionano per quel che riguarda le scene d'azione in diurna e alcune sequenze ambientate in mare (molte riprese in esterni sono state effettuate in Australia, quindi tanta roba) ma sono sostenuti da un reparto effetti speciali a mio avviso orrendo e da una fotografia non all'altezza, soprattutto nelle scene notturne. I fantasmi guidati da Javier Bardem sanno di posticcio lontano un chilometro e c'è un'ingerenza talmente grande per quel che riguarda il digitale da far venir voglia di piangere come si dice abbia fatto Ian McKellen durante le riprese della trilogia de Lo Hobbit, quegli squali "pompati" anche durante le anteprime poi non si possono davvero guardare e non fatemi parlare dei flashback, con un imbarazzante Johnny Depp di plastica. Ma che ne so io, di regia ed effetti speciali? Parliamo degli attori. Johnny Depp, come ho detto, porta a casa la pagnotta e così per tutti i recurrent (tolti i due che passano a battere cassa, soprattutto UNA, vergogna. I fan comunque possono attendere la fine dei titoli di coda e la scena post credit), con menzione speciale per il signorile Geoffrey Rush penalizzato solo da quella voce da pupazzo Four che hanno deciso, chissà perché, di appioppargli in Italia. Allo stesso modo, Bardem secondo me avrebbe potuto essere mille volte più figo se ascoltato in lingua originale, mentre i due giovinetti Brenton Thwaites e Kaya Scodelario sono molto carini: il primo ha perso un po' di quell'espressione ebete che lo fiaccava negli altri film da lui interpretati, la seconda ha le carte in regola per sfondare in questo tipo di film e sicuramente fa una figura molto migliore rispetto alla blasonata Penélope Cruz, che come figlia di Barbanera era davvero improponibile. Con tutti i suoi difetti, mi tocca comunque dire che La vendetta di Salazar fa il suo dovere di intrattenimento senza troppe pretese e che la saga Pirati dei Caraibi rimane sempre un appuntamento simpatico, nonostante continui a preferire i pirati di Eiichiro Oda, quelli sì davvero emozionanti e imprevedibili!


Di Johnny Depp (Jack Sparrow), Javier Bardem (Capitan Salazar), Geoffrey Rush (Hector Barbossa), Brenton Thwaites (Henry Turner), Kevin McNally (Gibbs), David Wenham (Scarfield), Stephen Graham (Scrum), Martin Klebba (Marty), Orlando Bloom (Will Turner) e Keira Knightley (Elizabeth Swann) ho già parlato ai rispettivi link.

Joachim Rønning è il co-regista della pellicola. Norvegese, ha diretto film come Bandidas e Kon-Tiki. Anche sceneggiatore e produttore, ha 45 anni e un film in uscita.


Espen Sandberg è il co-regista della pellicola. Norvegese, ha diretto film come Bandidas e Kon-Tiki. Anche produttore, ha 46 anni e due film in uscita, tra cui Pirates of the Caribbean 6.


Come guest star compare Paul McCartney nei panni dello zio di Jack Sparrow. Come ho già detto più volte nel corso del post, La vendetta di Salazar è il quinto capitolo di una saga che comprende La maledizione della prima luna, Pirati dei Caraibi: La maledizione del forziere fantasma, Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo e Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare quindi se il film vi fosse piaciuto recuperateli tutti e aspettate il sesto capitolo! ENJOY!


domenica 28 maggio 2017

Il Bollodromo #29: Le pagelle di Twin Peaks - Stagione 3

La serie sulla bocca di tutti questa settimana è stata, neanche a dirlo, la terza stagione di Twin Peaks. Tra errori di Sky, maratone in preparazione della serie, puntate che dovevano essere due ma invece erano quattro e spoiler che piovevano a destra e manca sono stati sette giorni frenetici. Per questo, da me e dalla mia collega Alessandra Muroni del blog Director's Cult, co-redattrice di questa rubrica, non otterrete rivelazioni, elucubrazioni, recensioni o saggi sulla poetica Lynchiana bensì delle impietose pagelle (basate sulle prime quattro puntate) relative ai livelli di vecchiaia raggiunti da attori che negli anni '90 erano per la maggior parte dei sex symbol, delle icone, dei giovinotti di belle speranze, in soldoni: dei miti. E vi renderete conto, tragicamente, di essere invecchiati anche voi...! ENJOY!
P.S. Sono gradite pagelle alternative nei commenti, ovviamente!
P.P.S. Siccome non sto capendo la programmazione di Sky e non so se tutte e quattro le puntate sono arrivate in Italia il post sarà quasi (e sottolineo QUASI) privo di SPOILER.

Cominciamo, ovviamente, con i ritorni dalla vecchia serie, agente Dale Cooper interpretato da Kyle MacLachlan in primis. L'attore vince il Premio Parrucchino grazie alla sua imitazione di Michael Madsen prima e Olmo poi mentre Alessandra, ancora con gli occhi a cuore, gli conferisce il Premio Vecchia Baldracca Ma Piaciosa.
Voto Bolla: 6, stiracchiato come le sue rughe


Russ Tamblyn, il Dottor Jacobi dalle lenti multicolor, becca un premio congiunto, quello Vecchio Rincoglionito, al quale si aggiunge quello Capitan Findus di Alessandra.
Siccome finora si è visto poco e ha parlato ancora meno sospendiamo entrambe il voto.



A Sheryl Lee (Laura Palmer) e Madchen Amick (Shelly Johnson) va il mio Premio MILFone. Alessandra è più specifica: alla prima assegna l'award Il Cerone Ti Lustra Bene mentre alla seconda quello Madame Tussaud.
Voto Bolla: 6/7, forse ne esce meglio Sheryl Lee, la Amick non sembra neppure lei

Sheryl Lee
Grace Zabriskie, la folle e sfortunata Sarah Palmer, ottiene due premi simili, il Dimostravo 25 Anni In Più Già 25 Anni Fa Award e il Premio La Vita è Stata Dura con Me e ne Porto i Segni Addosso. Alessandra è stata molto meno irrispettosa!
Voto Bolla: 7


Premio Commozione (ho pianto senza ritegno) e Premio Rimarrai Sempre una Grande Sciura meritatissimi a Catherine E. Coulson, la povera Signora del ceppo. Che la terra ti sia lieve, dolce signora.
Voto Bolla: 1000


Premio Passano Gli Anni Ma Siamo Sempre Fighi Uguali: David Lynch (che si becca anche il Premio Brandy Invecchiato 27 Anni), Ray Wise (al quale Alessandra assegna anche il Premio La Vecchiaia Non Mi Spaventa, Mi Fa Solo Ingrigire i Capelli), Carel Struyken (il Gigante) e la bonanima di Miguel Ferrer (Premio Rimarrai Sempre un Grande Sciuro da parte di Alessandra) ex aequo.
Voto Bolla: 1000 a tutti e quattro, come la Signora del Ceppo


Richard Beymer, il bisnonno di Benjamin Horne, si becca il mio indiscusso premio Gran Catananno mentre Alessandra gli conferisce quello Trisavolo del Cumenda Zampetti. Poveraccio!
Voto Bolla: 2


Il Premio Stanlio (la versione stordita, aggiunge Alessandra) va a Harry Goaz, il tenerissimo Andy Brennan.
Voto Bolla: 7


Il mio Premio Pannella va a David Patrick Kelly, alias Jerry Horne. A lui va il Premio Gli Sciagurati Effetti delle Canne nella Terza Età. Bella, fratello!
Voto Bolla: 7

Parliamo dell'omino seduto in poltrona
Il Premio Invecchiato Bene se lo beccano pari merito Michael Horse (Hawk, al quale Alessandra conferisce il Premio Speciale Che gli Amici Sioux di Chuck Norris Possano Schiattare d'Invidia), Al Strobel (Mike, l'uomo con un braccio solo, che Alessandra definisce Wiskey Invecchiato di 12 Anni) e Kimmy Robertson (Lucy). L'altro giudice commenta "Kimmy Robertson invecchia bene ma è rincoglionita assai". Come darle torto?
Voto Bolla: 10 a tutti e tre


A James Marshall, alias James Hurley, va il mio Premio Michael Stipes mentre Alessandra gli conferisce quello Gallina Vecchia che Tenta di Fare il Brodo Ancora Buono.
Voto Bolla: 4. Eri così figo!



David Duchovny nei panni di Denise, ex Dennis, ottiene l'indiscusso Premio Invecchio Meglio Da Donna Che Da Uomo e quello Glen or Glenda di Alessandra.
Voto Bolla: 9


Su Dana Ashbrook ci sono dissidi, attenzione. Alessandra gli conferisce un onorevole ma inquietante Premio Dolph Lundgren, io mi ancoro agli anni '90 e lo incorono col premio Sorriso Durban's.
Voto Bolla: 7 ma 'sta dentatura finta mi turba


La nuova serie ha portato seco anche altri attori, sui quali è carino spendere due parole. Vediamo quali sono.

A Madeline Zima, la Gracey de La Tata, va il mio Premio CBCR - Cresci Bene Che Ripasso. Alessandra, non molto convinta, le assegna il Premio Cagna Maledetta.
Voto Bolla: 10 per l'aspetto fisico, complimenti!



Nei primi due episodi spunta anche Matthew Lillard, che la maggior parte di voi ricorderà per Scream, I tredici spettri e Scooby-Doo. La sua comparsa merita il mio Premio Minotauro e quello Ammazza Quanto Invecchi Male/Il Tuo Mento si è Sciolto con la Faccia di Alessandra. Non che quest'uomo sia mai stato bello ma, insomma.
Voto Bolla: 4


All'ambiguo e tarantiniano Robert Forster, qui nei panni di uno dei due sceriffi Truman, va il mio Premio Che Fine Ha Fatto Michael Ontkean? e quello Sciocca Stronzi di Alessandra.
Voto Bolla: 7, tanto quest'uomo è sempre uguale!


Alla lynchiana di ferro Naomi Watts va il Premio La Vecchiaia Non Mi Tocca e addirittura una sospettosa Alessandra arriva a conferirle il Premio Faust!
Voto Bolla: 10


Premio lazzaro alzati e recita: Ashley Judd. A lei (come anche a Jessica Szhor, alla quale Alessandra ha conferito il Premio Ué Bella Figa) io ho dato il Premio Ma Chi Sei?. Perdonate ma non sono affatto fisionomista e poi ero troppo presa a capire quanto caSSo fossero invecchiati i titolari della vecchia serie che le affiancavano per prendere atto della presenza di queste due nel cast.

Ashley Judd col Premio Gran Catananno
A concludere le danze ci pensa Michael Cera, non vi dico in che ruolo se non avete ancora visto la quarta puntata (per lo stesso motivo non metterò la foto visto che sarebbe un bello spoilerone, magari non dei più importanti ma comunque antipatico). A lui non si può dire che sia invecchiato, visto che è un ragazzino, ma Alessandra ha comunque deciso di dargli un premio, quello Versione Piscia A Letto di Marlon Brando. E con questa concludiamo, ci aggiorniamo dopo il 4 giugno, quando uscirà la quinta puntata con (si spera!) molti succosi ritorni su cui sparlare!!! ENJOY!







venerdì 26 maggio 2017

Scappa: Get Out (2017)

Col solito ritardo da bradipo ho finalmente visto anch'io l'horror sulla bocca di tutti, ovvero Scappa: Get Out, diretto e sceneggiato dal regista Jordan Peele. NO SPOILER, anche se probabilmente chiunque leggerà il post avrà già visto il film.


Trama: Chris, ragazzo di colore, viene invitato dalla fidanzata bianca a raggiungere i genitori di lei per il weekend. I due arriveranno nel bel mezzo di una riunione di famiglia e Chris comincerà a sentirsi sempre più a disagio ed inquieto, non solo per il colore della pelle...


Purtroppo anche questo post rischia di essere più breve del solito, nonostante Get Out mi sia piaciuto molto. Il motivo è presto detto: potete tranquillamente mandare al diavolo chiunque accenni anche solo vagamente a ciò che succede nel film perché il bello di guardarlo è proprio andare oltre a un trailer per una volta fatto bene, che spinge lo spettatore a farsi un'idea abbastanza diversa dell'opera prima di Jordan Peele. Premesso che le persone mediamente scafate in ambito horror/thriller possono riuscire ad anticipare il twist più grande dopo dieci minuti di pellicola, ci sono tanti piccoli risvolti che, anche dopo la rivelazione principale, riescono a sorprendere in positivo mandando a ramengo tutti i cliché del genere e, soprattutto, c'è tutto ciò che viene prima e che rende Get Out non solo un ottimo thriller psicologico ma in particolare un'ottima riflessione sull'America d'oggi. Quell'America per cui Black Lives Matter ma intanto si vota Trump e dove le tensioni razziali non sono mai scomparse del tutto, nemmeno dopo conquiste civili di importanza capitale. Indovina chi viene a cena? è stato girato nel 1967 eppure la premessa di Get Out è la stessa, dopo 50 anni di civiltà "moderna": una ragazza bianca deve presentare ai suoi genitori il fidanzato nero, del quale non ha mai parlato in famiglia. All'ingenuità di lei si accompagnano le giuste perplessità di lui, costretto ad entrare nella tana del lupo praticamente nudo ed indifeso in uno Stato (a occhio e croce direi l'Alabama) non particolarmente famoso per la tolleranza, dove le case di stile colonico abbondano e i ricconi bianchi spopolano, costringendo la polizia a guardare con sospetto qualunque Fratello Nero si aggiri nei dintorni dei praticelli ordinati del quartiere. I genitori di Rose però sono la quintessenza del liberal, il papà di lei "se potesse voterebbe Obama per la terza volta", hanno un paio di domestici di colore tenuti solo perché "lavoravano già per i nonni, siamo così affezionati, in pratica sono di famiglia", quindi tutto a posto, no? Non proprio. Il disagio di Chris, prima ancora che dal risvolto thriller, nasce inevitabilmente dal dover confrontarsi con persone che non lo trattano con diffidente razzismo ma, e forse è peggio, si rapportano con lui come fosse una piacevole novità, un tocco esotico di cui vantarsi con gli amici, una persona su cui misurare il metro della propria apertura mentale per sentirsi superiori, alzando quindi una barriera originata non già dall'odio ma dalla convinzione di "fare del bene" accettando il diverso e facendolo sentire, di conseguenza, ANCORA più diverso, nemmeno fosse una specie protetta. Insomma, lo spettatore viene messo fin da subito nella condizione di empatizzare con Chris e con la sensazione di "estraneità" da lui provata appena messo piede nella dimora degli Armitage senza ricorrere ad elementi palesemente "sbagliati" (quelli arrivano dopo, a rafforzare il generale clima di inquietudine), esempio di perfetta scrittura che rende ciò che segue ancora più scioccante.


Basta, altro sulla trama non dirò ma avrete capito che Get Out è un thriller-horror psicologico perfettamente radicato nell'attualità e per questo ancora più efficace (non a caso lo scrittore e regista è un comico di colore quindi chi meglio di lui potrebbe avere il polso della situazione senza cadere in scomodi cliché?). Ovviamente, non di sole "sensazioni" vive l'appassionato di horror, ci mancherebbe. Get Out mette la pelle d'oca con pochissimi jump scare ben piazzati, la giusta quantità di splatter e un paio di inquietanti sequenze quasi oniriche capaci di comprimere il petto dello spettatore e spingerlo subito a voler bene ad un "novellino" che, invece di tentare la facile via del mockumentary/found footage o dell'omaggio dichiarato allo slasher anni '80, punta tutto sui primissimi piani, sulle suggestioni degli ambienti naturali e artificiali, su immagini simboliche di immediata comprensione e su inquadrature attente ai dettagli e alla composizione della sequenza. Altro punto a favore della pellicola sono le bellissime musiche di Michael Abels, tra le quali spicca l'evocativa Sikiliza Kwa Wahenga (probabilmente una delle melodie più belle utilizzate per introdurre un horror recente), molte delle quali imperniate sul tema principale del film e zeppe di consigli per il povero Chris. Anche il cast è validissimo, sia per quel che riguarda il protagonista Daniel Kaluuya, con quegli occhioni da cervo abbagliato dai fari che terrorizzano più di qualunque altra cosa, che per gli attori che lo circondano: Caleb Landry Jones nei panni del figlio minore è fin troppo caricato mentre Katherine Keener e Bradley Whitford sono favolosi nella loro inquietante normalità di bianchi della upper class... ma attenzione perché, se devo dare retta ai commenti dei ragazzetti in sala, l'idolo indiscusso delle folle e il personaggio che più rimarrà impresso dopo la visione è la terrificante Georgina di Betty Gabriel, causa degli epiteti più esilaranti uditi in sala. Le aspettative sono state dunque ripagate e indubbiamente Get Out si candida per essere uno dei cinque horror da piazzare nella classifica di fine anno, sia per l'intelligenza che per la bella realizzazione e, diamine, sono persino riuscita a scrivere un post di lunghezza standard senza fare spoiler, quindi tanta roba. Speriamo che Jordan Peele continui a bazzicare nel campo dell'horror, c'è bisogno di comici seri come lui!


Di Catherine Keener (Missy Armitage), Bradley Whitford (Dean Armitage) e Caleb Landry Jones (Jeremy Armitage) ho già parlato ai rispettivi link.

Jordan Peele è il regista e sceneggiatore della pellicola, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa. Comico americano, è anche attore e produttore e ha 38 anni.


Daniel Kaluuya interpreta Chris Washington. Inglese, ha partecipato a film come I segreti della mente, Johnny English - La rinascita, Kick-Ass 2 e a serie quali Doctor Who e Black Mirror. Anche sceneggiatore, ha 28 anni e due film in uscita tra cui Black Panther.


Marcus Henderson interpreta Walter. Americano, ha partecipato a film come Django Unchained, Whiplash e Il drago invisibile. Ha tre film in uscita tra cui Insidious: Chapter 4.


Lakeith Stanfield interpreta Andrew Logan King. Americano, ha partecipato a film come Anarchia - La notte del giudizio, Selma - La strada per la libertà e Snowden. Anche produttore, ha 26 anni e cinque film in uscita tra cui il live action di Death Note, dove interpreterà L.


Stephen Root interpreta Jim Hudson. Americano, ha partecipato a film come Mr. Crocodile Dundee II, Monkey Shines - Esperimento nel terrore, Black Rain - Pioggia sporca, Ghost - Fantasma, Buffy - L'ammazza vampiri, Robocop 3, Pandora's Clock - La terra è in pericolo, L'uomo bicentenario, Fratello dove sei?, Ladykillers, Palle al balzo - Dodgeball, Wake Up, Ron Burgundy: The Lost Movie, Non è un paese per vecchi, L'uomo che fissa le capre, J. Edgar, Bad Milo!, The Lone Ranger, Selma - La strada per la libertà, L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo e a serie come Pappa e ciccia, Quell'uragano di papà, Blossom, L'ispettore Tibbs, Cinque in famiglia, Seinfeld, Malcom, La vita secondo Jim, CSI - Scena del crimine, 24 e The Big Bang Theory; come doppiatore ha inoltre lavorato nelle serie Johnny Bravo, Kim Possible, American Dad!, The Cleveland Show, Phineas and Ferb, Adventure Time e nei film L'era glaciale, Alla ricerca di Nemo, L'era glaciale 2 - Il disgelo e Alla ricerca di Dory. Ha 66 anni e due film in uscita.


Eddie Murphy avrebbe dovuto interpretare Chris ma alla fine, giustamente, Jordan Peele ha deciso che l'attore era troppo vecchio per la parte. Il finale originale di Get Out prevedeva SPOOOOOILERRRRR l'arresto di Chris da parte della polizia (come avevo immaginato dall'inquadratura e dal sorriso di Rose) ma il regista ha scelto di dare al pubblico un happy ending. FINE SPOILER Se Get Out vi fosse piaciuto recuperate La fabbrica delle mogli, The Wicker Man, Terrore dallo spazio profondo, Society e La notte dei morti viventi. ENJOY!

giovedì 25 maggio 2017

(Gio) WE, Bolla! del 25/5/2017

Buon giovedì a tutti! L'estate si sta avvicinando a grandi balzi e, se mi posso permettere, la distribuzione italiana tiene il passo ammosciandosi un po', nascosta dietro la salva di cannone dell'ennesimo Blockbuster anche se non tutto è perduto! ENJOY!

Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar
Reazione a caldo: Mah.
Bolla, rifletti!: Prima di due o tre film visti ultimamente c'è stata una preview del quinto capitolo della saga, introdotta da Javier Bardem e, sinceramente, l'ho trovato talmente fatto a tirar via, per quanto riguarda regia ed effetti speciali, che mi è passata la voglia di vederlo. Penserocci, che ormai non mi affascina nemmeno più Johnny Depp.

47 metri
Reazione a caldo: Stupendo!
Bolla, rifletti!: Ne ho parlato QUI. Se cercate un bell'horror sottomarino, capace di mozzare totalmente il fiato, lo avete trovato!

Fortunata
Reazione a caldo: Con quella faccia lì?
Bolla, rifletti!: Storia di una parrucchiera alle prese con la vita e l'amore, in contemporanea con la presentazione al Festival di Cannes. A Mazzantini, a Castellitto... e basta tristezza, basta, bastaaaaa!!!!

Al cinema d'élite c'è un film che proprio non pare adatto a me...

Cuori puri
Reazione a caldo: Mamma mia...
Bolla, rifletti!: Dopo la parrucchiera Sfortunata, la storia d'amore tra una suora mancata e uno streppone, ambientata nella periferia di Roma e, ovviamente, in contemporanea alla sua presentazione a Cannes. Ho già la pellagra solo a pensarci.

mercoledì 24 maggio 2017

L'angolo del Bolluomo: Kung Fu Yoga (2017)

So che non bisognerebbe neppure parlare di un film intitolato Kung Fu Yoga (Gong fu yu jia), diretto e sceneggiato dal regista Stanley Tong, ma mi è successo di guardarlo e, insomma, beccatevi questa necessaria collaborazione col Bolluomo e più non dimandate.


Trama: un archeologo cinese si allea con una collega indiana per recuperare un antico tesoro in Tibet ma le cose si complicano quando un gruppo di mercenari cerca di mettere loro i bastoni tra le ruote...


Post brevissimo sul film con cui ho inaugurato l'abbonamento a Netflix, durante una serata cominciata tardissimo (22.30!!) e con un devastante sonno da post-aperitivo ad incombere sulla sottoscritta, tra me e il Bolluomo che cercavamo di capire il funzionamento di questa nuova meraviglia della tecnica e ci spaccavamo i marroni dopo 5 minuti, al quinto film da me proposto e non trovato (catalogo scarsino, eh, Netflix?). Sul più bello arriva l'ideona: cerchiamo un elenco a caso e spulciamolo. Alla seconda pagina di elenco spunta la faccetta tronfia di Jackie Chan e parte il trailer di questo Kung Fu Yoga, talmente corto e trash, così almeno pensavo, da tenermi sveglia per tutta la sua durata e rallegrarmi la serata con improbabili commistioni tra kung fu cinese e bollywood. Invece ho dormito per buona parte del tempo, "galvanizzata" dalla vecchiaia di Jackie, da un'orrida introduzione interamente realizzata in computer graphic e dalla poraccitudine di trama e personaggi secondari, tanto che forse sarebbe meglio lasciare la parola a Mirco, visto che di tutto il cucuzzaro ho visto e apprezzato giusto la danza bollywoodiana sul finale, unico motivo di gioia e risveglio. Vai, Mirco!


Premetto che se cercate un film nel quale apprezzare prodigiose mosse di arti marziali rimarrete molto delusi. Jackie Chan ci ha abituato a mescolare il suo kung fu con la comicità, ma questa volta è stato dedicato ben poco spazio alla prima componente. L'unica scena "marziale" degna di nota è quella nella quale Chan è alle prese con una curiosa variante del tradizionale "pupazzo di legno", utilizzato soprattutto nel kung fu e reso famoso, dal punto di vista cinematografico, nei film dedicati al maestro Ip Man (interpretati da Donnie Yen). Per il resto solo qualche  "zuffa", più simile alle risse da saloon dei film "spaghetti western" che a quelli cinesi di arti marziali.
Passando al lato comico, le battute del film che strappano il sorriso si contano sulle dita di una mano. Interrogato dalla Bolla, così presa dalla visione da abbandonarsi fra le braccia di Morfeo dopo circa mezz'ora di film, ho impiegato un minuto netto a riassumere la "intricata" trama in modo che potesse comprendere il finale. Confermo che il momento più simpatico della pellicola è il balletto stile "Bollywood" eseguito sui titoli di coda, prima dai vari personaggi e, successivamente, dall'intera troupe.
In conclusione, se non fosse per il cast femminile del film (devo dire apprezzabile, ma non proprio per le doti di recitazione), si potrebbe "saltare" direttamente ai titoli di coda, senza grandi rimpianti.

Il cast femminile. Jackie in mezzo.
Di Jackie Chan, che interpreta Jack, ho già parlato QUI.

Stanley Tong (vero nome Tong Kwai-Lai) è il regista e sceneggiatore della pellicola. Cinese, ha diretto film come Terremoto nel Bronx, Mr. Magoo, The Myth - Il risveglio di un eroe ed episodi della serie Più forte ragazzi. Anche produttore, stuntman e attore, ha 57 anni.


Kung Fu Yoga è il seguito di The Myth - Il risveglio di un eroe, sempre diretto da Stanley Tong, dove Jackie Chan interpreta l'archeologo Jack. Se vi piace il genere recuperatelo, io credo proprio che ne farò a meno! ENJOY!

martedì 23 maggio 2017

Alien: Covenant (2017)

Confortata da un paio di pareri entusiasti tirati fuori dalle persone che più stimo in campo di cVitica cinematogVafica, mercoledì ho deciso di dare una chance ad Alien: Covenant, diretto da Ridley Scott.


Trama: l'equipaggio della nave spaziale Covenant intercetta un messaggio proveniente da un pianeta molto simile alla Terra. Convinti di potervi stabilire una colonia, gli astronauti atterrano solo per scoprire che il pianeta non è ospitale come pensavano...


Probabilmente l'ho già scritto nel post su Prometheus ma in tempi di haters e troll non fa mai male ripeterlo: i film della saga di Alien li ho visti tutti, almeno una volta, ma non hanno mai segnato il mio percorso cinematografico e mi sono limitata ad apprezzarli (qualcuno più, qualcuno meno) senza diventare uno di quei fan capaci di citarli a memoria o addirittura di scovare gli errori di continuity. Per me, insomma, Ridley Scott può fare un po' quello che vuole con la "sua" creatura e non mi offendo se sceglie di cancellare ciò che è venuto dopo il primo Alien con un colpo di spugna preferendo attingere più a Prometheus che al film del 1979. A proposito di Prometheus, della trama rammentavo poco e nulla e ho quindi passato la pausa tra primo e secondo tempo di Alien: Covenant a spulciare Wikipedia scatenando lampi di memoria nel mio cervellino provato dalle continue visioni, cosa che mi ha spinto a considerare una cosa: di sicuro Prometheus era ridondante da morire, con una trama al limite del fastidioso, a tratti incomprensibile, ma diamine le immagini che aveva! Non a caso, alla prima riga di ogni paragrafo del riassunto di Wikipedia smettevo di leggere in quanto i miei neuroni riuscivano a produrre il ricordo delle sequenze perfette di Prometheus, capaci di rimanere impresse più di mille spiegoni ed intrecci, e non a caso sono tornata alla magione pensando "A Ridley Scott non dovete ca*are il ca**o" (cit.). Perché è vero che Alien: Covenant ha una trama facilona, personaggi al limite della stupidità abbozzati alla bell'e meglio (tutti tranne uno) e twist che lo spettatore medio potrebbe riuscire ad anticipare almeno due ore prima che accadano, ma è soprattutto uno spettacolo per gli occhi, la dimostrazione che un regista di ottant'anni è in grado di dare tanta di quella mer*a ai suoi colleghi più giovani da seppellirli per l'eternità, come se non fosse bastato l'esempio di George Miller con Mad Max: Fury Road. Alien: Covenant, forse il film della saga più horror di sempre (ma potrei sbagliarmi), desta ammirazione grazie ai campi lunghi che mostrano spazio profondo e pianeti, sconvolge per la grandiosità con cui viene resa una civiltà ormai morta, emoziona durante una concitata fuga e lascia a bocca aperta per una sequenza bellissima che sfrutta alla perfezione l'assenza di gravità e rende poetico persino l'utilizzo improprio di un modulo spaziale... e questo solo per fare pochi esempi che persino il mio occhio becero è riuscito ad apprezzare ma poi c'è tutta la costruzione della tensione di cui parlare, una roba che il 90% degli horror recenti può solo sognarsi.


E il 90% degli horror recenti può sognarsi Fassbender, ça va sans dire. 
Hic sunt SPOILER, mi spiace
Se in Prometheus ho accolto ogni azione del personaggio David con un enorme punto interrogativo sulla capoccia qui ho provato molto più terrore ad ogni sua comparsa piuttosto che davanti alle zanne dello xenomorfo/neomorfo. E sì, la storia del doppio e di come sarebbe andata a finire la questione era telefonata fin dal taglio di capelli dell'androide (ma come hanno fatto a crescergli??), così come l'utilizzo improprio del chiodo, ma non importa: proprio la convinzione che la faccenda si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi ha reso Fassbender una figura demoniaca e glaciale, un folle dal sembiante accattivante e raffinato, una creatura desiderosa di imporre la sua superiorità ai creatori e persino ai creatori dei creatori, e pazienza se la sua progenie e l'incarnazione stessa di un incubo.
FINE SPOILER
Alien: Covenant meriterebbe quindi la visione già "solo" per la bravura di Fassbender ma la verità è che come horror, prima ancora che come parte di una saga, funziona e fa il suo dovere anche al netto di quei necessari "momenti Prometheus" giustamente messi alla berlina da Leo Ortolani. La tensione si taglia col coltello, ci sono sequenze incredibilmente splatter, quel disperato senso di claustrofobica ineluttabilità che è proprio dei migliori horror ambientati nello spazio "dove nessuno può sentirti urlare" e con un paio di personaggi, nella fattispecie Daniels e Tennessee, si può anche empatizzare... basta far finta di non vedere l'inutile Oram di Billy Crudup, forse l'elemento più inutile e dannoso del film. Insomma, non sono una fan di Alien quindi non posso sapere perché questo Alien: Covenant è diventato in poco tempo uno dei film più odiati di sempre (nell'attesa che esca l'ultimo di Nolan, ovvio, o qualche altro remake di intoccabili cult anni '80) ma dall'alto della mia ignoranza crassa posso dire che a me è piaciuto davvero molto. Bravo Ridley Scott, continua così e, come si dice in Liguria, battitene u belin.


Del regista Ridley Scott ho già parlato QUI. Michael Fassbender (David/Walter), Katherine Waterston (Daniels), Billy Crudup (Oram), Danny McBride (Tennessee), Demián Bichir (Lope), Carmen Ejogo (Karine), Callie Hernandez (Upworth), James Franco (Branson), Guy Pearce (Peter Weyland) e Noomi Rapace (Elizabeth Shaw) li trovate invece ai rispettivi link.

Amy Seimetz interpreta Faris. Americana, ha partecipato a film come You're Next, The Sacrament e a serie come Stranger Things. Anche sceneggiatrice, regista, produttrice e costumista, ha 36 anni e tre film in uscita.


Alien: Covenant è preceduto da due corti che dovreste poter trovare su Youtube; uno è Alien: Covenant - Prologue: Last Supper (che mostra l'equipaggio della Covenant prima del sonno criogenico), l'altro è Alien: Covenant - Prologue: The Crossing e mostra cos'è successo a David e alla dottoressa Shaw dopo Prometheus, di cui Alien: Covenant è ovviamente il sequel e sarebbe meglio che lo guardaste prima di recarvi in sala. Nell'attesa che esca l'ultimo capitolo della trilogia promessa da Ridley Scott, se Alien: Covenant vi fosse piaciuto recuperate Alien, Aliens - Scontro finale, Alien³ e Alien - La clonazione e magari aggiungete Life: Non oltrepassare il limite. ENJOY!

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