lunedì 31 dicembre 2012

Get Babol! #47

Buon lunedì e buon ultimo giorno dell'anno a tutti! Come avrete notato, il Bollalmanacco è un blog controcorrente, non ho voglia di fare classificoni di fine anno come si sono divertiti a fare dei colleghi ben più illustri e capaci della sottoscritta. Se volete sapere cosa c'è da tenere e cosa da buttare (cinematograficamente parlando, ovvio, l'anno uscente per quanto mi riguarda è TUTTO da buttare ma almeno per il cinema c'è ancora speranza...) per lasciare il 2012 in allegria vi toccherà spulciare tutto il mio blog e dare un'occhiata ai due film da me più attesi per il 2013. ENJOY e BUON ANNO!!

Django Unchained
Di Quentin Tarantino
Con Jamie Foxx, Christoph Waltz e Leonardo DiCaprio
Trama (da Imdb):  Un ex schiavo diventato cacciatore di taglie cerca, con l'aiuto del suo mentore, di liberare sua moglie dalle grinfie di un brutale proprietario terriero del Mississippi.


Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Drive, True Romance, Il Grinta, Non è un paese per vecchi, Sin City e I soliti sospetti. Diciamoci la verità. Se anche Get Glue! non me l'avesse consigliato sarei andata a vederlo lo stesso, perché il giorno in cui mi perderò un film di Tarantino sarà il giorno in cui o io o lui saremo morti. Detto questo, capirete che dalla sua ultima fatica, pur non essendo esperta di spaghetti western, mi aspetto moltissimo: il trailer è semplicemente spettacolare e Christoph Waltz, Leonardo Di Caprio e la guest star per eccellenza, Samuel L. Jackson (senza contare che parteciperanno anche Franco Nero, Don Johnson, Tom Savini e lo stesso Tarantino) danno davvero il bianco nelle poche scene che ho visto. L'unica cosa che mi fa storcere il naso, paradossalmente, è la presenza come protagonista di Jamie Foxx, un attore che non amo... ma sono certa che Quentin gli avrà fatto tirare fuori il meglio di sé. In America hanno ricevuto il film come regalo di Natale, noi dovremo aspettare fino al 17 gennaio ma, nel frattempo, Django Unchained si è già beccato parecchie nominations ai prossimi Golden Globe: miglior regista, miglior film drammatico, Di Caprio e Waltz migliori attori non protagonisti e miglior sceneggiatura. Sulla fiducia, faccio il tifo affinché vinca in tutte le categorie, ovviamente.


Les Misérables
Di Tom Hooper
Con Hugh Jackman, Russell Crowe e Anne Hathaway
Trama (da Imdb): Francia, XIX secolo. Jean Valjean, che per decenni, dopo aver infranto la libertà su parola, è stato inseguito dallo spietato poliziotto Javert, accetta di prendersi cura di Cosette, figlia dell'operaia Fantine. La decisione cambierà per sempre le loro vite.
 

Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Romeo + Giulietta. Adoro il romanzo di Victor Hugo, adoro il 90% degli attori coinvolti, adoro i musical in generale e, nonostante non conosca purtroppo quello dedicato a Les Misérables da cui è stato tratto il film, da quel poco che ho sentito ha delle canzoni che sono un trionfo. Dopo il bellissimo Il discorso del re, anche da Tom Hooper mi aspetto moltissimo e non vedo l'ora di sentire Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen duettare sulle note dell'esilarante Master of the House. Anche questa pellicola ha già ricevuto parecchie nominations ai Golden Globe, per miglior commedia/musical, miglior canzone originale, per Hugh Jackman come miglior attore protagonista e Anne Hathaway miglior attrice non protagonista. Incrocio le dita anche per loro (tanto sono su categorie diverse rispetto a Django Unchained!) e aspetto di fiondarmi al cinema il 31 gennaio.



domenica 30 dicembre 2012

The Man with the Iron Fists (2012)

Ieri sera mi sono stravaccata in poltrona per una serata all'insegna della tamarreide, che mi ha portata alla visione di The Man With the Iron Fists (che uscirà in Italia a febbraio col titolo - corretto ma orrendo - L'uomo con i pugni di ferro, che tanto ricorda la frase storica di un famoso film di Maccio Capatonda) del regista RZA.


Trama: nell'antica Cina, diversi clan di guerrieri si contendono un'incredibile quantità di monete d'oro. Ad andarci di mezzo sarà un fabbro, ex schiavo ed ex monaco, che per salvare sé stesso e la donna amata dovrà allearsi con un militare inglese ed il figlio di un capoclan tradito dai compagni ...


Per spiegare cosa sia questo The Man with the Iron Fists occorre ritornare ai tempi dell'infanzia. Dovete sapere che io sono sempre stata molto brava a disegnare, un po' meno a colorare, e che quando ad una mia amichetta erano stati regalati dei meravigliosi e costosissimi pastelli Caran D'Ache non facevo altro che chiederglieli in prestito, illudendomi che questi magici colori mi avrebbero fatta diventare brava come lei. Niente, capra ero e capra sono rimasta. Ma lo stesso ragionamento deve averlo fatto anche RZA che, forte di una non disprezzabile fantasia e una certa abilità in campo musicale (a me come genere fa hahare ma, de gustibus...), ha deciso di farsi prestare soldi, mezzi, stile, amici e soprattutto nome con marchio di fabbrica acchiappagonzi dal divino Quentin e qualche idea dal meno divino ma sempre meraviglioso Eli Roth per mettere su il suo film d'esordio, raggiungendo così un risultato che, purtroppo, altro non è che una copia mal riuscita dell'inimitabile blend di generi tanto amato da Tarantino. La trama di The Man with the Iron Fists, infatti, non è altro che un esilissimo canovaccio al quale attaccare un mix di wu xia, gore, ultraviolenza, musiche reppuse, vaghi accenni al western e topa. Che poi è tutto quello che sicuramente venerano quei tre debosciati di RZA, Tarantino e Roth, che in pratica si sono creati un film da guardare in compagnia facendosi grasse risate.


Per lo spettatore "normale" questo film invece risulterà un'accozzaglia di fuffa senza capo né coda; per chi, come me, è Bastardo Senza Gloria inside l'unica cosa da fare è mettere da parte l'ovvia irritazione causata dai maldestri tentativi di scopiazzare il Maestro e dare a Cesare quel che è di Cesare. Cominciamo con i pregi. The Man with the Iron Fists è coreografato benissimo, i combattimenti (ovviamente, se piace il genere wu xia) sono un trionfo di stilosissime acrobazie che vanno contro ogni regola della gravità e della fisica, inoltre l'abbondante uso di lame di qualsiasi foggia con conseguente profusione di sangue è qualcosa che trovo sempre assai affascinante. Molto belli anche i costumi e le scenografie, soprattutto per quanto riguarda i combattimenti finali tenuti all'interno del bordello, accompagnati da una delicata pioggia di petali di ciliegio, e per quel che concerne il duo di gemelli guerrieri, emblemi viventi dello ying e dello yang sia per le armi che per i vestiti. Come ben sapete, personalmente apprezzo anche il trash e la tamarreide, che qui vengono usate senza vergogna e come se non ci fosse un domani: il personaggio di Russell Crowe è talmente laido e piacione che farebbe passare la voglia di toccarlo anche a una ninfomane, i due villain sono uno più deficiente e imbarazzante dell'altro (Silver Lion pronuncia delle battute a dir poco pietose e Poison Dagger, un cinese con gli occhi di ghiaccio, nun se po' guardà!), il pistolotto zen che consente al fabbro di diventare "l'uomo coi pugni nelle mani" prima, Kenshiro poi e Supersayan di terzo livello sul finale rischia di annichilire lo spettatore e, infine, il taurissimo wrestler Dave Bautista come uomo d'ottone tocca l'apice della serie Z, al punto da risultare quasi commovente. Insomma, poteva essere un capolavoro.

E con che cosa fa rima "ottone"...? Hmmm....
Invece, il difetto del film è 'sto cavolo di RZA. Oddio, no, c'è anche la trama, una belinata fatta di luoghi comuni ed idee nerd, ma io mi immagino Eli Roth che ride e si emoziona come un bambino mentre butta giù la sceneggiatura e alla stupidità del mio futuro marito non posso resistere. Però, RZA, parliamone. Sei inespressivo come una patata lessa, mollo come la panissa, non sai parlare inglese, Cristo santo, NON puoi ritagliarti il ruolo del protagonista, non hai carisma! Quentin ed Eli sanno recitare, gigioneggiano, se lo possono permettere, tu NO. E uno. Due. Lo split screen. Cioccolatino mio bello, questa è una tecnica che innanzitutto bisogna sapere padroneggiare e poi, una volta acquisito tale virtuosismo, andrebbe usato con parsimonia. Dalla metà del film in poi non c'è una maledetta scena che non venga ripresa da trentadue angolazioni diverse e messa su uno schermo trasformato per l'occasione in scacchiera. E miseria, ma Kill Bill te lo sarai guardato, no? Sì, si capisce che la battaglia tra la Sposa e gli 88 Folli t'è piaciuta un casino, ma proprio non hai imparato nulla dal Maestro! Terzo. La Cina feudale con il rap di strada ci sta davvero come i cavoli a merenda. Potrei concederti una sola canzone, ma un'intera colonna sonora di questo tenore farebbe cadere tutti i bling dal collo persino a 50 Cents. Caro Robert Fitzgerald Diggs, a The Man with the Iron Fists do sicuramente la sufficienza per una questione di devianza mentale, ma mi aspettavo moolto meglio. Come dicono a scuola, potevi fare di più, soprattutto col materiale, il cast stellare e i soldi che ti sei indegnamente ritrovato tra le mani.


Di Russell Crowe (Jack Knife), Lucy Liu (Madame Blossom), Jamie Chung (Lady Silk), Eli Roth (inserito nei credits come membro del clan dei Lupi ma non sono riuscita a scorgerlo purtroppo!) e Pam Grier (Jane, la madre del fabbro) ho già parlato nei rispettivi link.

RZA (vero nome Robert Fitzgerald Diggs) è regista, cosceneggiatore della pellicola e interpreta il fabbro. Musicista americano, è al suo primo film ma ne sta per girare altri due. Anche produttore, ha 43 anni.


Rick Yune (vero nome Richard Yun) interpreta Zen Yi, The X-Blade. Americano, ha partecipato a film come Fast and Furious, La morte può attendere e a serie come Alias e CSI: Scena del crimine. Anche produttore e sceneggiatore, ha 41 anni e un film in uscita.


Gordon Liu (vero nome Jin-Hsi Shin) interpreta il monaco. Cinese, lo ricordo per film come Kill Bill - Volume I e Kill Bill - Volume II. Anche stuntman, regista e produttore, ha 57 anni e tre film in uscita.


Il film concluso era lungo ben quattro ore. Ringraziamo Eli Roth per aver inculcato (inaspettatamente!!) un po' di senno nell'arrogante RZA che avrebbe voluto dividerlo in due parti a mò di Kill Bill e per averlo convinto a tagliarlo fino ad ottenere i canonici 90 minuti. A prescindere da questo scampato pericolo, se The Man with the Iron Fists vi fosse piaciuto consiglio la visione di Kill Bill Voll. 1 e 2 e di Pronti a morire di Sam Raimi. ENJOY!!



venerdì 28 dicembre 2012

Vita di Pi (2012)

Il 2012 è quasi finito (e per fortuna, direi)! Nell'attesa che arrivi gennaio 2013, mese che passerò per intero al cinema vista la quantità di film da me attesissimi e tutti concentrati in quel periodo, ieri sera ho varcato la soglia della sala per l'ultima volta quest'anno e sono andata a vedere Vita di Pi (Life of Pi), l'ultimo film del talentuosissimo regista Ang Lee, tratto dall'omonimo libro dello scrittore canadese Yann Martell.


Trama: Piscine Molitor Patel, detto Pi, si ritrova orfano e naufrago dopo una tremenda tempesta in mezzo all'oceano. Con il solo ausilio di una scialuppa di salvataggio, il ragazzo dovrà cercare di sopravvivere alla catastrofe... e alla compagnia della feroce tigre Richard Parker.


Il mio anno cinematografico non poteva finire meglio. Nonostante i dubbi che mi avevano attanagliata fin dall'uscita del trailer e la (strana) mancanza del 3D nella sala dove sono andata a vedere la pellicola, Vita di Pi si è rivelato un film splendido, emozionante e commovente, una gioia soprattutto per gli occhi ma anche un racconto che tocca  temi profondi come la religione, la famiglia, il valore dell'amicizia e l'innata capacità dell'uomo di conservare la speranza e la fede, in sé stesso o in qualcosa di più "elevato". Ang Lee si riconferma un maestro nel raccontare attraverso le immagini, un artista più che un semplice regista, perché ogni sequenza di Vita di Pi è un capolavoro di equilibrio, colori, movimento; i titoli di testa, che ci mostrano la vita degli animali dello zoo gestito dai genitori di Pi, la terribile, caotica e quasi insostenibile scena del naufragio, l'oceano illuminato di luci fluorescenti e il salto della balenottera, il tramonto che si riflette sull'acqua finché cielo e oceano paiono una cosa sola, le visioni sottomarine di Pi, la pianura affollata di suricate e l'isola a forma di essere umano sono immagini bellissime ed emblematiche, in grado di racchiudere una gamma incredibile di emozioni e simbologie e varrebbero da sole il prezzo del biglietto. La grande e palese abbondanza di effetti speciali e computer graphic viene messa, per una volta, al servizio di una Natura rappresentata in tutta la sua grandiosità, il suo splendore e la sua pericolosità, sia per quanto riguarda i paesaggi che per quello che riguarda gli animali che condividono la scialuppa col povero Pi.


Ma Vita di Pi non è fatto solo di splendide immagini, ovviamente. La storia raccontata ha dell'incredibile e, soprattutto all'inizio, parrebbe un incrocio tra Il favoloso mondo di Amélie e gli spaccati di assurda umanità tanto cari a Wes Anderson. Davanti ad uno stupefatto scrittore in crisi d'ispirazione, infatti, il protagonista della pellicola racconta le origini del suo strano nome e le ancor più strane circostanze della sua nascita, della scoperta delle religioni e dell'amore. Tutto questo non è che un preludio al cuore del racconto, incentrato soprattutto sul naufragio, ma è qualcosa che ci da la chiave per provare a comprendere questa storia così particolare. Pi, in fin dei conti, è l'essere umano "ideale" o, meglio, racchiude in sé gli aspetti più universali dell'umanità ed è per questo che possiamo tranquillamente identificarci con lui che, nonostante sia dotato comunque di grande intelligenza, riesce a sopravvivere soprattutto grazie alla curiosità, alla sete di conoscenza, alla speranza e alla segreta convinzione di essere "unico" e quindi guardato e protetto da Dio o dagli Dei. La zattera, la tigre, l'oceano sconfinato e la misteriosa isola che nasconde la morte e l'oblio (e che potrebbe essere lo stesso Visnù che, come detto all'inizio, dorme nell'oceano cosmico sognando l'universo) non sono altro che simboli delle difficoltà spesso insormontabili che, molto prosaicamente, siamo costretti ad affrontare ogni giorno, illudendoci di poter magari essere degli eletti che sopravviveranno comunque o di avere infine conquistato l'amicizia della tigre fino ad arrivare a cambiarne la natura. La storia di Pi potrebbe essere vera o potrebbe essere la poetica fantasia di un ragazzino che ha vissuto un'esperienza traumatizzante ed ancor più orribile... ma chi siamo noi (o gli altri, se per questo) per decidere cosa sia vero e cosa sia falso? Alla fine, ognuno può vedere o non vedere Dio, credere o non credere ai miracoli, ma l'importante è quello che consente al singolo di sopravvivere e continuare a sperare. Io non so se credo in Dio, ma credo di sicuro nel Cinema e nella sua capacità di meravigliare, far riflettere ed emozionare. E Vita di Pi, consentitemelo, è GRANDE Cinema.


Di Rafe Spall (scelto al posto di Tobey Maguire per interpretare lo scrittore) ho già parlato qui.

Ang Lee è il regista della pellicola. Originario di Taiwan, ha diretto film come Ragione e sentimento, Tempesta di ghiaccio, La tigre e il dragone, Hulk e I segreti di Brokeback Mountain, che gli è valso l'Oscar come miglior regista. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 58 anni.


Irrfan Khan (vero nome Sahabzade Irrfan Ali Khan) interpreta Pi da adulto. Indiano, ha partecipato a film come Il treno per il Darjeeling, The Millionaire e The Amazing Spider-Man. Anche produttore e regista, ha 50 anni e sette film in uscita.


Gérard Depardieu (vero nome Gérard Marcel Xavier Depardieu) interpreta il cuoco. Grandissimo, immenso e sanguigno attore francese, lo ricordo per film come Novecento, L'ultimo metrò, Cyrano di Bergerac, Green card - matrimonio di convenienza, Mio padre, che eroe!, 1492 - La scoperta del paradiso, Germinal, Ma dov'è andata la mia bambina?, Bogus l'amico immaginario, L'agente segreto, Hamlet, La maschera di ferro, Asterix & Obelix contro Cesare, la miniserie televisiva Il conte di Montecristo, Vatel, la miniserie televisiva I miserabili, Vidocq e la geniale, trashissima miniserie televisiva La maledizione dei templari. Anche produttore e regista, ha 64 anni e dieci film in uscita.


Vita di Pi (che avrebbe dovuto essere diretto da, orrore!, Shyamalan) ha già ricevuto tre nomination agli ultimi Golden Globe per il miglior regista, miglior film drammatico e miglior colonna sonora originale. Non mi pronuncio in merito, anche perché tra gli avversari del film c'è nientemeno che Django Unchained (che devo ancora vedere ma che metto già come vincitore del mio cuore sulla fiducia) e ovviamente come regista il mio amore Quentin, ma se la pellicola vi fosse piaciuta consiglierei la visione di Cast Away, sebbene come film non valga davvero una cippa di mmm..... ops! ENJOY!!

giovedì 27 dicembre 2012

... E ora parliamo di Kevin (2011)

Per digerire le abbuffate natalizie, ieri sera mi sono accozzata sul letto e ho deciso, finalmente, di affrontare un film che avevo lì da parecchio tempo e di cui avevo sempre rimandato la visione per mancanza dell'umore adatto, ovvero ... E ora parliamo di Kevin (We Need to Talk About Kevin), diretto nel 2011 dalla regista Lynne Ramsay e tratto dall'omonimo libro di Lionel Shriver.


Trama: Eva è la madre di Kevin, un ragazzino che, fin dalla più tenera età, ha manifestato un inquietante atteggiamento di rifiuto nei confronti della donna. Crescendo, le turbe psichiche di Kevin si fanno sempre più evidenti e pare che ad accorgersene, inutilmente, sia solo Eva...


Esistono film in grado di mettere più ansia di un horror, pur non appartenendo al genere? Esistono eccome, ed uno di questi è per l'appunto ... E ora parliamo di Kevin, una pellicola devastante, tesa, inquietante e terribile a più di un livello, diretta, sceneggiata ed interpretata in modo ineccepibile. Da spettatori, assistiamo impotenti all'inevitabile e progressiva distruzione, sia fisica che, soprattutto, psicologica, di un individuo e della sua famiglia. Eva è, come possiamo evincere dalle prime immagini, una donna colta, raffinata e piena di vita, che scrive libri basati sui suoi viaggi in giro per il mondo. La sua vita cambia drasticamente quando rimane incinta: nonostante il palese amore che prova per il marito, risulta evidente che Eva non è adatta a far la madre o, comunque, che la condizione di gravidanza in qualche modo la disgusta e la preoccupa... e quando nasce Kevin parrebbe che il bambino sia stato imbevuto di tutti i sentimenti negativi assorbiti "in pancia" dalla madre. E ora parliamo di Kevin viene quindi raccontato dal punto di vista di Eva con un' incredibile, straniante sinergia di montaggio e regia che proiettano ricordi ed immagini sfasati nel tempo, nel quale riusciamo a percepire tutto il senso di colpa ed inadeguatezza provati dalla donna nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza dell'inquietante figlio, fino ad arrivare alla tragedia finale, le cui conseguenze si ripercuotono sulla psiche e sulla vita sociale di Eva, che ritroviamo sola e reietta in un paese i cui abitanti ormai la vedono come un mostro. La regista non ci dice mai chiaramente come si è arrivati a questo punto, se non nello scioccante finale, ma in ogni sequenza lascia trapelare quegli indizi che, a poco a poco, ci consentirano di scoprire la verità.


E ad essere sinceri, la verità e le motivazioni che si nascondono dietro alle azioni di Kevin (azioni che, peraltro, molto intelligentemente non ci vengono quasi mai mostrate perché il vero orrore va SEMPRE suggerito) non sono l'elemento importante del film. Si capisce subito che in Kevin qualcosa non va, per la freddezza del suo sguardo (i due attori chiamati ad interpretare il ragazzo da bambino prima e da adolescente poi sono spettacolari!), per l'odio palese che prova nei confronti della madre, per i dispetti sempre più gravi nei confronti della sorellina e verrebbe davvero voglia di prendere a mazzate nei denti il padre che, accecato dall'amore e dal segreto orgoglio di essere il "preferito" del figlio (leggi: il più facile da ingannare e una valida pedina per incrementare ancor più il senso di inadeguatezza di Eva), non si accorge di nulla e continua a giustificare il piccolo mostriciattolo. No, non è questo l'importante, perché lo sappiamo benissimo a quale tragedia, fin troppo reale, fa riferimento il film. Ciò che è importante è assistere ai meccanismi che regolano il tesissimo rapporto tra madre e figlio, quel mix di amore e paura che annienta Eva fino a farla diventare l'ombra di sé stessa, che la porta a perdere casa e lavoro per difendere il mostro da lei stessa allevato e che la logora con un'unica, incessante e comprensibilissima domanda: "perché?".  Il perché non lo capiremo mai, perché non esiste una logica giustificazione alle azioni di Kevin, come da lui chiaramente espresso nell'unico momento di lucidità del personaggio sul finale. Ed è questo che fa paura.


Infine, come si diceva sopra, oltre ad avere una trama complessa, inquietante ed interessante, E ora parliamo di Kevin gode di una regia e di interpreti in stato di grazia. John C. Reilly, ormai abbonato ai ruoli drammatici, incarna perfettamente il grosso, grasso marito bambascione che non capisce una mazza mentre l'intensissima Tilda Swinton pare letteralmente consumarsi fisicamente sotto gli occhi dello spettatore mano a mano che il film prosegue. Lynne Ramsay, invece, regala immagini emblematiche e assai significative, messe insieme da un montaggio caotico che rappresenta perfettamente la deriva di una mente ormai spezzata: tra tutte, ho adorato in particolare la splendida sequenza iniziale, nella quale si vede Eva partecipare alla Tomatina, la battaglia coi pomodori che si tiene a fine agosto a Buñol, un paese della Spagna, una lunga e beffarda introduzione che collega la sensazione di libertà assoluta all'inquietante colore rosso degli ortaggi schiacciati, un colore di morte che perseguiterà la donna per tutta la vita (e che per tutto il film cercherà di raschiare via dalle pareti di casa o lavare dalle mani). Inquietanti anche le scenografie, con l'asettica cameretta di Kevin dipinta in blu e la stanza "speciale" di Eva rovinata dai dispetti del figlio, e molto valida la colonna sonora, costellata di pezzi che, nella mia ignoranza, definirei country e comunque tutti legati al tema del rapporto tra madri e figli. Insomma, ho aspettato parecchio per vederlo ma ne è valsa la pena, E ora parliamo di Kevin è un film splendido che consiglio spassionatamente.


Di Tilda Swinton (Eva) e John C. Reilly (Franklin) ho già parlato nei rispettivi link.

Lynne Ramsay è la regista e cosceneggiatrice della pellicola. Scozzese, anche produttrice, ha diretto altri due film che purtoppo non conosco e ne ha uno in uscita, un western con Natalie Portman e Michael Fassbender. Ha 43 anni.


So che l'argomento trattato non è proprio identico, ma se E ora parliamo di Kevin vi fosse piaciuto, consiglio la visione dello splendido Rosemary's Baby, con il quale a mio avviso ha parecchie analogie. ENJOY!! 


mercoledì 26 dicembre 2012

Gli Aristogatti (1970)

Passato il Natale, dopo un minisondaggio su feisbuc è arrivato il momento di recensire un altro classico Disney, ovvero Gli aristogatti (The AristoCats), diretto nel 1970 dal regista Wolfgang Reitherman.


Trama: la gatta Duchessa e i suoi tre figli, Minou, Matisse e Bizet, vivono felici e coccolati nell’enorme casa della loro aristocratica padrona. Un giorno l’avido maggiordomo Edgar decide di portarli letteralmente a perdere per ottenere l’eredità di Madame e la famigliola felina deve cercare di tornare a casa… con l’inaspettato aiuto di Romeo, uno scafatissimo gattone di strada.


Gli Aristogatti è il sogno di ogni futura vecchia zitella gattara che si rispetti, come in effetti sarò io. Pur non rientrando nella mia personale top 5 disneyana, è realizzato con una cura incredibile ed è avventuroso e divertentissimo, non tanto grazie ai protagonisti principali, comunque deliziosi, quanto per l’abbondanza di comprimari esilaranti e completamente folli: è impossibile, infatti, dimenticare le performance del vecchio avvocato George Hautcourt, gli sproloqui delle oche inglesi Adelina e Guendalina Bla Bla (in inglese Abigail e Amelia Gobble)  o del loro rincoglionitissimo e ubriaco zio Reginaldo (Waldo), per non parlare poi della premiata ditta Napoleone e Lafayette, i due cani che riescono a riconoscere i modelli di scarpe da un semplice scricchiolio. E’ in questo frizzantissimo microcosmo animale ricreato all’interno di una Parigi d’inizio ‘900 che si muovono così gli Aristogatti protagonisti del titolo, bestiole nate letteralmente nella bambagia e per questo impreparate a vivere la vita “breve e violenta”, per citare Stephen King, tipica della loro razza. L’introduzione della famigliola felice e della loro padrona, la splendida ed elegante Madame, è un piccolo compendio di vezzi felini (la mamma Duchessa si prende le coccole con finta alterigia mentre i gattini scorazzano per tutte le stanze, curiosi e con le codine dritte, finendo spesso e volentieri tra i piedi degli umani oppure azzuffandosi tra loro) e riesce a ricreare un’atmosfera familiare così calda e affettuosa che la sparizione dei mici colpisce lo spettatore come un colpo al cuore.


Per fortuna però il rapimento degli aristogatti coincide con l’arrivo del simpatico gattone Romeo (Thomas O’Malley in originale, niente antenati nel Colosseo, anche se uno dei mille nomi del felino è Giuseppe, quindi forse…), che ci consente di ammirare altri esempi di eccellente animazione in grado di catturare il tipico comportamento dei mici quando sono in modalità “seduttiva”, inferociti oppure spaventati.. e che ci introduce all’anima jazz della pellicola. Sì perché la contrapposizione tra gatti di strada e aristogatti la ritroviamo soprattutto nella musica, che può essere quella classica ed “ingabbiata” da rigide regole che Duchessa insegna ai suoi cuccioli oppure quella calda, folle e sregolata di Scat Cat e della sua multietnica banda, che deliziano lo spettatore con la scatenatissima Tutti quanti voglion fare jazz (Everybody want to be a cat) e insegnano che la vita va vissuta anche e soprattutto fuori da quattro mura, esplorando il mondo e sperimentando quello che non conosciamo, liberi e senza paura, proprio come i gatti… per poi magari tornare “al sicuro” arricchiti da queste nuove esperienze. Voi, intanto, se non lo avete mai fatto, “sperimentate” questo ennesimo capolavoro Disney, non ve ne pentirete… e chiaritemi, se potete, perché i micetti sono stati ribattezzati Minou, Matisse e Bizet quando in inglese si chiamano Marie, Tolouse e Berlioz perché non sono proprio riuscita a trovare notizie in merito! 


Del regista Wolfgang Reitherman ho già parlato qui.

Scatman Crothers (vero nome Benjamin Sherman Crothers) è il doppiatore originale di Scat Cat. Musicista americano, indimenticabile interprete di Mr. Halloran nello Shining di Kubrick, ha partecipato anche a film come Qualcuno volò sul nido del cuculo e Ai confini della realtà, oltre a serie come Alfred Hitchcock presenta, Radici, Starsky & Hutch, Charlie’s Angels, L’incredibile Hulk, Magnum P.I. e Love Boat. E’ morto di cancro ai polmoni nel 1986, all’età di 76 anni.


Phil Harris, che doppia Romeo, prestava la voce in originale anche a Baloo de Il libro della giungla e Little John di Robin Hood mentre la doppiatrice di Duchessa, Eva Gabor, oltre ad essere sorella della più famosa Zsa Zsa Gabor ha prestato la voce anche alla topolina Bianca di Bianca e Bernie.  Se Gli AristoGatti vi fosse piaciuto, consiglio la visione de La carica dei 101 e Lilli e il Vagabondo. ENJOY!! 

lunedì 24 dicembre 2012

Get Babol! #46

Natale si sta avvicinando inesorabile ma oggi è giorno di Vigilia, quindi vi beccate un post poco d'atmosfera, dedicato a alle uscite cinematografiche USA che, a dire il vero, questa settimana non sono molto esaltanti... a prescindere, ENJOY e soprattutto... AUGURONI DI BUON NATALE A TUTTI!!!



The Impossible
Di Juan Antonio Bayona
Con Naomi Watts, Ewan McGregor e Tom Holland
Trama (da Imdb):  Il racconto di una famiglia coinvolta, con migliaia di stranieri, nella devastazione di una delle peggiori catastrofi naturali del nostro tempo.


Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti La vita è bella, Un sogno per il domani e Titanic. Dal regista di The Orphanage, arriva la risposta spagnola al (almeno per me) deludente Hereafter? Probabile, visto che di questo film sto leggendo meraviglie, sia sulla regia sia sulla bravura degli interpreti. L'unico problema è che già The Orphanage mi aveva commossa tantissimo e questo sembra a dir poco distruttivo, fin dal trailer (scrivo il post con le lacrime agli occhi, figuriamoci), oltre che ansiogeno da morire. Comunque, mi sembra davvero un ottimo film che conto di vedere il 31 gennaio, quando uscirà in Italia.


This is 40
Di Judd Apatow
Con Paul Rudd, Leslie Mann e Maude Apatow
Trama (da Imdb): Uno sguardo nelle vite di Pete e Debbie alcuni anni dopo gli eventi narrati in Molto incinta.


Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti In cerca di Amy, The Wedding Crashers e 50 e 50. Non ho mai visto Molto incinta, ma ho dato un'occhiata agli interpreti e scoperto che tra essi c'è il mio adorato Seth Rogen, quindi potrei anche recuperarlo... tuttavia This is 40 mi sembra invece una commediola di una tristezza rara, colma di deprimenti cliché e ancor più deprimenti gag sulla disperazione di due persone che si avvicinano ai fatidici Anta. In Italia uscirà il 18 aprile, un giorno prima del mio compleanno, col titolo Questi sono i 40. Inutile dire che quella settimana troverò altro da fare!!


The Guilt Trip
Di Anne Fletcher
Con Barbra Streisand, Seth Rogen e Julene Renee-Preciado 
Trama (da Imdb): Andy Brewster, inventore, sta per cominciare il viaggio della sua vita.. ma una rapida fermata a casa della mamma si trasformerà in un viaggio inaspettato proprio in sua compagnia.


Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Qualcosa è cambiato e Tu, io e Dupree. Della serie: la strana coppia! La Streisand e Seth Rogen uniti in una commedia risvegliano nella mia mente un vago retrogusto trash e dal trailer il film sembrerebbe davvero simpatico... purtroppo non sono obiettiva, perché l'ho visto in inglese e ADORO la voce di Rogen, quindi temo di essere stata traviata e portata ad ignorare le gag banalotte che costellano le varie scene mostrate. Non penso quindi che mi fionderò al cinema a vederlo ma, a prescindere, non esiste ancora una data d'uscita italiana.


Jack Reacher
Di Christopher McQuarrie
Con Tom Cruise, Rosamund Pike e Richard Jenkins 
Trama (da Imdb): Un investigatore della omicidi si occupa di un caso in cui un cecchino delle forze armate ha ucciso cinque civili.


Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Sherlock Holmes. Diciamoci la verità: un buon 60% del mio amore per Sherlock Holmes deriva dalla presenza di quel gran pezzo di figo di Robert Downey Jr. I miei ormoni invece, davanti a Tom Cruise, si addormentano senza batter ciglio. Tolto questo, dal trailer Jack Reacher mi sembra un action-thriller come tanti altri, senza nessun guizzo né elemento che possa interessarmi, a parte forse la presenza di attoroni come Richard Jenkins e Robert Duvall che sarnno sicuramente poco sfruttati. In Italia uscirà subito dopo Capodanno, il 3 gennaio, col titolo Jack Reacher - La prova decisiva.








domenica 23 dicembre 2012

Freaks (1932)

Se c'è un film che ha sempre esercitato una sorta di fascino morboso su di me, vuoi per le inquietanti letture che per le voci che ne avevano preceduto la visione, questo è proprio Freaks, diretto nel 1932 da Tod Browning. Attenzione perché la recensione conterrà qualche SPOILER.


Trama: storie d'amore e morte si mescolano all'interno di un circo di freaks. Il nano Hans, pur essendo fidanzato con la nana Frieda, si innamora della statuaria acrobata Cleopatra la quale, in combutta col forzuto amante Hercules, decide di sposarlo per poi ucciderlo ed ereditarne l'incredibile fortuna. Ma i freaks sono all'erta, pronti a difendere i loro simili...


Brividi. Nonostante Freaks sia stato girato ben 80 anni fa, oggi come allora questo film è un pugno nello stomaco il cui "fascino" malato si insinua nella mente dello spettatore come un fluido viscido ed oscuro. Il motivo di questo incredibile effetto che perdura negli anni sta essenzialmente, banalmente, in una cosa sola: i freaks, appunto. Veri fenomeni da baraccone, dotati delle caratteristiche più assurde, molti di loro imprevedibili e ancor più inquietanti perché vittime di menomazioni mentali, pescati uno per uno nei vari e sordidi freakshow sparsi per l'America. Davanti agli occhi attoniti dello spettatore scorrono le immagini di donne barbute, gemelle siamesi, nani, uomini - torso, donne nate senza braccia, deformi microcefali e chi più ne ha più ne metta: mostri dall'animo buono, esseri umani degni della più assoluta pietà, in cerca di una dignità spesso negata e costretti a vivere perennemente bollati come fenomeni da baraccone di cui ridere o provare orrore. Il regista e gli sceneggiatori costruiscono su questa triste realtà una storia malata ed orribile, dove i veri mostri sono coloro che celano la loro orrenda natura sotto una maschera di forza, grazia e bellezza e che sottovalutano chi è diverso da loro nella convinzione della propria superiorità, pagandone le conseguenze in modo a dir poco atroce. E' così, quindi, che una storia quasi banale nel suo essere così universale è riuscita a diventare invece uno dei capisaldi dell'horror, il sacro graal delle pellicole "proibite".


Si parla di proibito perché, all'epoca, il film è stato vietato, tagliato, distribuito sotto falso nome e quant'altro. D'altronde, il vero finale prevedeva la visione integrale della terribile vendetta perpetrata dai freaks ai danni di Hercules e Cleopatra, mentre al giorno d'oggi possiamo solo immaginare in che modo e perché la fascinosa acrobata sia stata trasformata in un'orrenda, orba e demente donna-gallina, il più orribile e inumano dei Freaks, come se la sua essenza interiore fosse stata brutalmente esposta al pubblico ludibrio (non fosse bastato il supplizio a cui la donna sottopone il povero Hans, trattandolo come un bambino e arrivando persino a portarlo a cavalluccio sulle spalle...). Possiamo solo immaginarlo grazie alle sinistre inquadrature di Browning che, come delle macabre anticipazioni, innanzitutto ci mostrano il banchetto nuziale dove i mostri intonano la litania "One of Us! One of Us!" per dare il benvenuto alla novella sposa, poi si soffermano sulle ombre che circondano il campo del circo, nelle quali strisciano i freaks con i loro sguardi minacciosi, carichi di odio e segreta consapevolezza, gli occhi illuminati dal scintillìo delle lame e dal desiderio di vendetta. Sono questi elementi che catturano l'intera attenzione degli spettatori, ancora più sconvolgenti perché preceduti da siparietti di vita quotidiana quasi comici, messi lì per stemperare la tensione e consolidare nel pubblico la consapevolezza che quella dei freaks è comunque una grande, orgogliosa e "difficile" famiglia. Da non prendere MAI sottogamba. Un capolavoro dell'horror e del brivido, assolutamente consigliato.

Tod Browning (vero nome Charles Albert Browning) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Lo sconosciuto, I fantasmi del castello, Dracula, I vampiri di Praga e La bambola del diavolo. Anche attore, sceneggiatore e produttore, è morto di cancro nel  1962, all’età 82 di anni.


Leila Hyams interpreta Venus. Americana, ha partecipato anche al film L’isola delle anime perdute. E’ morta nel 1977 all’età di 72 anni.


Olga Baclanova interpreta Cleopatra.  Russa, ha partecipato anche ai film I dannati dell’oceano e L’uomo che ride. E’ morta nel 1974 all’età di 78 anni.


La riunione tra Hans e Frieda nella conclusione non fa parte della versione girata da Tod Browning,  è stata aggiunta in seguito (infatti la versione che avevo visto a Fuori orario non la mostrava…), mentre il finale originale del film prevedeva che Hercules cantasse come soprano nel nuovo show di Madame Tetrallini dopo essere stato castrato dai freaks, ma la scena è stata tagliata dopo le reazioni negative del pubblico. Reazioni disgustate si ebbero anche da attori all’epoca molto famosi: Victor McLaglen, Myrna Loy e Jean Harlow rifiutarono rispettivamente i ruoli di Hercules, Cleopatra e Venus perché non volevano condividere la scena con veri fenomeni da baraccone. In quanto cult, Freaks vanta un paio di remake non proprio ufficiali, She Freak del 1967 e Freakshow del 2007, nonché una parodia passata anche a Notte Horror, lo scioccherello Freaked - Sgorbi. Piuttosto che cercare e vedere siffatta rumenta, però, se Freaks vi fosse piacuto consiglierei la visione di The Elephant Man o, andando più sul "peso", di Basket Case. ENJOY!!

giovedì 20 dicembre 2012

(GIO)We, Bolla! del 20/12/2012

Comincia oggi il countdown verso Natale, se mai ci arriveremo visto che domani teoricamente dovrebbe finire il mondo. Se la cosa non dovesse accadere, mi aspettano cene a non finire, quindi i film in uscita oggi dovranno necessariamente aspettare almeno fino alla settimana prossima per essere visti. In ogni caso... ENJOY!!

Ralph spaccatutto
Reazione a caldo: quanto ti ho aspettato!!
Bolla, rifletti!: di Ralph spaccatutto ho già parlato a queste coordinate. Il frizzantissimo trailer mi aveva messo addosso una voglia di vederlo incredibile, ma le recensioni degli appassionati mi sono parse mooolto tiepide. Poco male, in caso non fosse di mio gradimento, ripenserò al pregevole Le 5 leggende.. ma, a prescindere, dopo Natale andrà a vederlo di sicuro.


Vita di Pi
Reazione a caldo: l'incognita.
Bolla, rifletti!: anche di questo film che parrebbe spettacolare ho già parlato, per la precisione qui. Più passa il tempo, più sono curiosa di vedere come potrebbe risultare su schermo questa particolarissima storia di sopravvivenza e tolleranza. Sicuramente, sono molto curiosa di vedere come il maestro Ang Lee sia riuscito a sfruttare la maledetta tecnologia 3D. Non so ancora se riuscirò ad andare al cinema a vederlo ma, in caso, stay tuned.


I 2 soliti idioti
Reazione a caldo: e per parafrasare Elio: "Cristo, perchééééééééééééééééééééééééé?????"
Bolla, rifletti!: questa roba non merita nemmeno lo spreco di parole/lettere/tempo. Andatevi a leggere la recensione del primo "film" imperniato sul seguitissimo show di MTV e chiedetevi se sarei mai disposta a spendere soldi per vedere le facce di 'sti due pirla su grande schermo. Qui lo dico e qui lo nego, era meglio il solito Cinepanettone.

Il cinema d'élite conclude la stagione con una coproduzione danese, italiana e svedese che poco m'ispira...


Love is all you need
Reazione a caldo: mah...
Bolla, rifletti!: nonostante sia stato apprezzato all'ultimo Festival del Cinema di Venezia, questo film mi sembra una commedia sentimentale per un pubblico over 40, sicuramente resa ancora più indigesta, per il pubblico nostrano, da una rappresentazione dell'Italia probabilmente stucchevole. Se aggiungiamo il fatto che Pierce Brosnan non è un attore che mi fa proprio impazzire, direi che ne posso fare tranquillamente a meno...






mercoledì 19 dicembre 2012

Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012)

Lunedì mi sono gettata a capofitto nella visione (che doveva essere alle 21 ma è stata spostata alle 22,15 CON occhialetto 3D della morte, mannaggia al multisala!!!) de Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, la pellicola che ha segnato il ritorno del regista Peter Jackson nella Terra di Mezzo creata da Tolkien.


Trama: 60 anni prima degli eventi narrati ne Il Signore degli Anelli, troviamo un giovane Bilbo Baggins alle prese con una spedizione organizzata dal mago Gandalf e da un pugno di Nani che desiderano riprendersi la loro dimora, usurpata dal feroce Drago Smaug.


"Ma... sei emozionata??". Questa la prima domanda postami all'inizio del film dal buon Toto, che ha accettato di buon grado di accompagnarmi a vedere Lo Hobbit. La risposta è giunta naturalissima: sì!! E non per una questione di amore nerd o incredibile passione per i film della trilogia dedicata al Signore degli Anelli, ma per l'inspiegabile sensazione che mi ha presa nel vedere la primissima inquadratura della casa di Bilbo, accompagnata dalla meravigliosa musica "della Contea" che inevitabilmente associo alla paciosa, coraggiosissima e splendida figura di Samvise Gamgee: è stato come incontrare nuovamente degli amici che non vedevo da tempo o, meglio, andare a casa loro, una casa che è rimasta esattamente come me la ricordavo. Per questo non crederei mai ad una recensione scritta da una persona che, dopo aver visto la trilogia e averla amata, arrivasse a dire che Lo Hobbit è un brutto film oppure "non è come Il Signore degli Anelli". Perché non è davvero cambiato nulla per quanto riguarda attori, colonna sonora, regia ed effetti speciali: parliamo di un prodotto confezionato al meglio, che annienta lo spettatore con splendide riprese di paesaggi naturali a dir poco mozzafiato, lo incanta con battaglie epiche ed effetti speciali all'avanguardia, lo diverte con personaggi destinati a diventare icone, lo commuove con canti e musiche in grado di sottolineare alla perfezione il momento per cui sono stati scritti (il canto iniziale dei Nani mette i brividi) e, infine, mette sullo stesso piano sia i fan del libro che quelli della trilogia Jacksoniana, consentendo ai primi di godere di un adattamento minuziosissimo de Lo Hobbit e ai secondi di trovare alcuni dei personaggi più amati dei "vecchi" film e maggiori riferimenti all'epico tomo Il Signore degli Anelli.


Infatti, l'unica critica che si può muovere all'ex ciccione neozelandese è: bimbo bello, ma come hai potuto tirare fuori due ore e mezza di film dalle prime pagine di un romanzo che ne conterrà si e no quattrocento?? Eh, come si dice, "volere è potere". La struttura de Lo Hobbit viene rispettata dall'inizio alla fine, ma regista e sceneggiatori si sono presi, pur senza snaturare troppo il materiale di partenza, parecchie libertà, prendendo spunto dalle Appendici de Il Signore degli Anelli e ricollegando il nuovo film a quelli vecchi: la caduta del regno dei Nani viene narrata con un intensissimo e drammatico flashback iniziale (dove Smaug viene prefigurato, in maniera deliziosa, da un aquilone a forma di Drago...), l'avventura di Bilbo viene introdotta da un'intera sequenza nella quale compare anche Frodo, riusciamo finalmente a vedere il mago Radagast il bruno nonché un indizio della nascita di Sauron, assistiamo a un conciliabolo tra Gandalf, Saruman, Galadriel ed Elrond di cui ne Lo Hobbit non si fa affatto menzione ma che serve comunque a costituire una sorta di "prequel" dei tre film precedenti. Il materiale nuovo non stona con quello originale e l'inserimento non risulta forzato ma, sicuramente, osservandolo con un occhio disincantato si vede che è stato messo per allungare parecchio il brodo e giustificare una nuova trilogia. Tuttavia, personalmente, mi sento di perdonare l'avidità di Peter Jackson e di tutti i coinvolti, perché le quasi tre ore di film sono passate in un lampo.


D'altronde, è impossibile non farle passare, soprattutto in modo assolutamente soddisfacente. Ammetto che l'inizio, nonostante l'innegabile simpatia dei personaggi (e la bellezza del nano Thorin, porca misera, non me l'aspettavo!!!), il film risulta un po' troppo lento e che l'apparizione di Radagast, con la sua slitta trainata da conigli, sfiora i limiti del trash ma, a parte questi due aspetti, il resto del film è un trionfo. Assolutamente epiche la fuga dal sotterraneo dei Goblin e la battaglia tra i giganti di pietra, mozzafiato il volo finale delle aquile, splendide le scenografie che rappresentano Gran Burrone. I personaggi nuovi sono ben caratterizzati e la trama del primo film mira a concludere un percorso di formazione per il giovane hobbit Bilbo e anche per il nano Thorin: il primo deve cercare di diventare parte integrante di un gruppo in cui è stato inserito con l'inganno (a fin di bene, ma pur sempre inganno) e di aprire gli occhi sul mondo che lo circonda e sulle proprie, enormi potenzialità, mentre il secondo deve imparare a diventare un vero re e una guida a prescindere dalla sua forza morale e fisica, mettendo da parte pregiudizi e diffidenze legate ai torti passati e a un distorto senso di superiorità razziale. Ovvio, il punto più alto della pellicola si tocca con l'apparizione di Gollum, con il solito Andy Serkis che, pur nascosto dall'orrido sembiante della creatura (e il film abbonda di bestie inguardabili, a cominciare dal Re dei Goblin dotato di pappagorgia mastodontica!), riesce a mangiarsi in un sol boccone tutti gli altri bravissimi interpreti con un'interpretazione magistrale, inquietante e pietosa allo stesso tempo. Roba che mette i brividi, son sincera. E per concludere, altrettanto sinceramente e come lo direbbe Gandalf, vi dico: andate a vedere Lo Hobbit, sciocchi!!


Del regista Peter Jackson ho già parlato qui, mentre Martin Freeman (il giovane Bilbo), James Nesbitt (Bofur), Ian Holm (il vecchio Bilbo), Hugo Weaving (Elrond), Christopher Lee (Saruman) ed Andy Serkis (Gollum) ho già parlato nei rispettivi link.

Ian McKellen interpreta Gandalf, ruolo ripreso dalla trilogia de Il Signore degli Anelli. Grandissimo attore inglese, lo ricordo anche per film come The Last Action Hero - L'ultimo grande eroe, L'uomo ombra, Demoni e dei, L'allievo, X-Men, X-Men 2, Il codice Da Vinci, X-Men - Conflitto finale e Stardust. Anche sceneggiatore e produttore, ha 73 anni e film in uscita, tra cui i seguiti di Lo Hobbit e X-Men - Giorni di un futuro passato, dove riprenderà il ruolo di Erik "Magneto" Lehnsherr.


Richard Armitage interpreta Thorin. Inglese, ha partecipato a film come Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma e Capitan America – Il primo vendicatore.  Ha  42 anni e  tre film in uscita, tra cui ovviamente i due seguiti di Lo Hobbit.


Ken Stott interpreta Balin. Scozzese, ha partecipato a film come Piccoli omicidi tra amici, King Arthur Le Cronache di Narnia: il principe Caspian. Ha 57 anni e due film in uscita, i seguiti di Lo Hobbit.


Elijah Wood interpreta Frodo, ruolo che lo ha reso famoso per la trilogia de Il Signore degli Anelli. Americano, lo ricordo per Ritorno al futuro – Parte II, Affari sporchi, Amore per sempre, L’innocenza del diavolo, Tempesta di ghiaccio, Deep Impact, The Faculty, Se mi lasci ti cancello e Sin City, inoltre ha doppiato episodi delle serie American Dad! e Robot Chicken. Anche produttore e assistente alla regia, ha 31 anni e otto film in uscita, tra cui i due seguiti di Lo Hobbit.


Cate Blanchett interpreta Galadriel, ruolo ripreso dalla trilogia de Il Signore degli Anelli. Splendida e assai capace attrice australiana, la ricordo per film come Elizabeth, Il talento di Mr. Ripley, The Gift - Il dono, The Shipping News - Ombre dal profondo, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, The Aviator (ruolo che le è valso l'Oscar per la miglior attrice non protagonista), Hot Fuzz, Elizabeth: The Golden Age, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo e Il curioso caso di Benjamin Button; inoltre, ha doppiato Granmamare nella versione USA di Ponyo sulla scogliera e un episodio de I Griffin. Anche produttrice e regista, ha 44 anni e nove film in uscita, tra cui i due seguiti di Lo Hobbit.


Jed Brophy, che interpreta Nori, aveva già partecipato alla trilogia del Signore degli Anelli e ad altri film di Peter Jackson come Splatters – Gli schizzacervelli e Creature dal cielo, mentre Sylvester McCoy, che interpreta il bizzarro stregone Radagast, è stato il settimo Dottor Who. Per chi, come me, non conosce benissimo l’universo Tolkieniano, aggiungo che questo Radagast viene solo citato nella versione cartacea de Lo Hobbit, ma compare nel libro Il Signore degli Anelli  come ingenua pedina di Saruman e nel Silmarillion; l’orco Azog, invece, che passa per eterna nemesi del nano Thorin, viene appena menzionato in un’appendice de Il signore degli anelli nella quale si racconta di come l’orco sia stato decapitato da Dain Piediferro come vendetta per l’uccisione di Thror, nonno appunto di Thorin. Probabilmente non ci avrete capito una mazza, ma vi consiglio comunque di leggere questi libri perché sono un capolavoro della letteratura fantasy e non... inoltre, se Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato vi fosse piaciuto, nell'attesa che escano Lo Hobbit: La desolazione di Smaug nel 2013 e Lo Hobbit: Andata e ritorno nel 2014 vi consiglio di riguardare la trilogia de Il signore degli anelli. ENJOY!

  


Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...