lunedì 17 ottobre 2011

In the Market (2009)

Ogni tanto mi domando e dico: ma perché a trent’anni sto qui a fare un lavoro del menga nonostante una non disprezzabile laurea e c’è gente che viene chiamata  regista, sceneggiatore, attore (e pagata in quanto tale!!) quando palesemente il suo destino era quello di andare a zappar terra? Questa domanda da un milione di dollari mi si è affacciata alla mente dopo la visione del tremendo In the Market, “fatica” nostrana datata 2009 e diretta dal regista Lorenzo Lombardi. (Per carità, tutti i coinvolti sono giovanissimi, io non riuscirei a fare nulla di meglio, eh, quindi magari la mia acredine è ingiustificata. Ma mi sento tradita come amante dell'horror e di un certo tipo di cinema. Sigh.)



"storia vera" my ass....



Trama: tre ragazzetti vorrebbero andare ad un concerto, ma durante il cammino capita loro di tutto. Dopo essere stati rapinati, si ritrovano senza soldi e hanno la malaugurata idea di fermarsi a dormire in un market dopo l’orario di chiusura. Scopriranno a loro spese le bizzarre abitudini del macellaio e il modo in cui si procura la carne da vendere…



Vi dovesse mai venire voglia di guardare In the Market, leggete semplicemente la trama di cui sopra e fingete di aver visto il film. Vi risparmierete la visione di qualcosa che, a definirlo brutto, gli si fa un complimento. Con un canovaccio così risibile, gente come Eli Roth ci avrebbe tirato fuori un ironico e malato pseudocapolavoro, ma in mani sbagliate si rischia di creare una pellicola tremebonda, su una scala da uno a Giallo di Dario Argento. Che al confronto è una pietra miliare dell’horror, badate bene. Ero talmente incredula mentre guardavo In the Market che ho preso appunti, perché non avrei mai potuto tenere a mente tutta la fuffa che abbonda nel film. Quindi, andrò molto nello specifico facendovi una cronaca praticamente “minuto per minuto”; occhio all’effetto SPOILER, allacciate le cinture e… follow me.



Bravo, Ottaviano. Tu sì che sai fare un lavoro pulito!



La cosa che abbatte, letteralmente, senza possibilità di recupero, In the Market è l’assoluta inadeguatezza attoriale. Per carità, i tre protagonisti sono carucci e stilosetti, come immagine andrebbero anche bene. Ma basta che aprano bocca e, santo Dio, ci si convince di vedere un film amatoriale girato nella parrocchia dietro casa!! A maggior ragione, a fronte di questo piattume, questo tono monocorde, questo ripetere paro paro il copione senza alcun sentimento (in perfetto stile Antonella Clerici quando presenta il Gransoleeeeeeiill), l’idea di scimmiottare Tarantino ed inserire lunghissimi dialoghi fatti di nulla è decisamente imbarazzante. Ascoltare i tre fanciulli disquisire di come i diversi modi di mangiare le uova evidenzino una diversa personalità, vederli paragonare Eli Roth a Spielberg o, peggio, raccontarsi barzellette atroci e infine scadere nel racconto della solita leggenda metropolitana del cane che lecca la mano alla bambina o profondersi in frasi come “Non saremo soli, come cani SOLI IN MEZZO ALLA SOLITUDINE!!!!" ucciderebbe anche lo spettatore più paziente e tollerante, figuriamoci me. Peraltro, sta solfa va avanti per QUARANTA minuti.



Quaranta minuti di bla bla e citazioni tarantiniane, si diceva. Ora, proprio perché io venero Quentin non amo che Egli venga inopportunamente “nominato” solo perché fa fico. Passi che i tre fighetti ascoltino Little Green Bag (tratta da Le Iene, per chi non lo sapesse), passi anche che il vecchio benzinaio si guardi A prova di morte sul portatile; ma quando il regista “tenta” anche le inquadrature tarantiniane mettendo in bella vista i piedonzi di una delle protagoniste e quando su un cartello si vede scritto che il market è aperto “from Dawn till Dusk”… beh, allora la cosa diventa imbarazzante. Mai imbarazzante, però, quanto il fatto che, pur essendo In the Market palesemente girato in Italia (le riprese all’inizio mostrano spesso il marchio Conad sui carrelli, mentre sulle porte del market si può leggere “uscita”, senza contare tutti i prodotti italiani venduti in loco…), regista e sceneggiatori hanno voluto comunque dargli un taglio “ammeregano”:  i protagonisti che chiamano il 911 dentro a cabine telefoniche Telecom (e poi si chiedono perché non funzioni: grazie, dovevi chiamare il 113!),  targa straniera sulla macchina, ecc. ecc. E questa è solo la punta dell’iceberg delle belinate di cui è infarcito il film.



... belinate che perplimono persino lui...



Sì, perché anche se la pellicola conta due grandi nomi come Ottaviano Blitch nei panni del macellaio e Sergio Stivaletti agli effetti speciali (pochi ma buoni; la mano tritata è da voto dieci!), la loro presenza viene sepolta sotto tonnellate di idiozie assortite, che a tratti sfociano nel trash e nella risata involontariamente crassa. Si parte con la fanciulla che, all’inizio, avvicina il macellaio dicendogli una cosa improbabile come: "Scusi, mi può aiutare? Sa, NON SONO DI QUI... dov'è il sale??". Ora, io non sono un genio, ma in nove mesi passati in Australia mi sono sempre trovata la roba da sola nei supermarket. D’altronde, non sei mica in Giappone che hanno un alfabeto diverso! Scema. Ma andiamo avanti; sempre nella stessa sequenza, infatti, si vede “il macellaio con la voce dell'orco nero in stivaletti e piedini da donna che ciaccia con le mani insanguinate la frutta... roba che se gli fanno un controllo i nas lo esorcizzano e poi lo arrestano a vita” (citazione de IlRanocchio, fan del Bollalmanacco costretto via MSN a testimoniare ad almeno un pezzo del film, giusto per capire se sono io la stronza criticona o se i miei sentimenti vengono universalmente condivisi). A tal proposito, il povero Ottaviano è costretto ad immedesimarsi in un personaggio minchia. Ma talmente minchiazza da partire, d’amblé, in un monologo che diventa in tempo zero un inascoltabile spiegone filosofico/naturalistico/antropologico/psicanalitico. Il tutto mentre il povero ragazzetto legato NON muore soffocato dal suo stesso vomito (cosa strana, visto che ha uno spaccamascelle in bocca) e riesce persino a farsi prendere in giro: "Cosa vuoi da me?", chiede il piccolo David al seviziatore crudele."Sono un macellaio. Cosa mai pensi che vorrò da te?". Cioè. Ottaviano prende pure per il culo l'attore per il suo tono lamentoso!! Questo è metacinema!! E anche il pezzo più geniale dell’intero film, oltre al sogno infilato verso la fine. Quello mi è piaciuto.



AHM! pappa buoonaa!!!



Ma sono solo due cose positive, che svaniscono innanzi a roba come ladri con le maschere di Minnie e Bush che prima pisciano nei boschi e poi inveiscono contro gli impiegati delle poste, a cartomanti con la voce di Vanna Marchi e vestite da hippie che sbucano nel bel mezzo di un distributore di benzina, alle donne delle pulizie più fancazziste del mondo che, oltre a vagare per le corsie con uno sguardo vacuo e inespressivo, nemmeno puliscono i cessi, ovviamente! Gesù basta. Come diceva Kurtz “Aaah… l’orrore. L’orrore”. Io lo so che a qualche folle verrà in mente di guardare In The Market, dopo aver letto la recensione. Non mi assumo nessuna responsabilità, SALLATELO.



CIRO!! CIIROOOOO!!!! 



 Di Ottaviano Blitch, che interpreta Adam “Il macellaio”, ho già parlato qui.

Lorenzo Lombardi è il regista e sceneggiatore della pellicola, alla sua prima e per ora unica esperienza. Bambin, ti auguro di fare meglio in futuro e ti perdono solo perché sei giovane, 24 anni.



E ora vi lascio al trailer del film. Se non avessi già visto la pellicola finita, mi verrebbe voglia di guardarla, perché è fatto davvero bene. Accontentatevi, quindi e … ENJOY! (?)

18 commenti:

  1. In The Market non è un film, è ARTE! Di "so bad it's so good" italiani così non se ne vedono tanti, purtroppo, e sono fenomenali quando si ha voglia di fare quattro risate sguaiate da soli o tra amici. Si aggiudica un posto nell'olimpo del trash italiano assieme ad altri capolavori immortali come Il Bosco 1, Il Bosco Fuori e La Croce Dalle Sette Pietre. Con tutto rispetto per i giovini legati al progetto, ciò che mi fa più sorridere di In The Market è che... cercava di essere preso sul serio!

    Timeless :D

    RispondiElimina
  2. Innanzitutto mi segno Il bosco fuori e La croce dalle sette pietre, perché me li sono persi,  ho visto "solo" Il bosco 1 che è tanta roba e rido ancora adesso a ripensarci!

    Seconda cosa, grazie per essere passato ma mi sa che ci risentiremo perché ho in animo di divorare il tuo blog XD

    E comunque poi mi pento di queste recensioni perché temo di essere malvagia, però mi sento anche in dovere di mettere in guardia chi spera di trovare l'horror italiano del millennio!!

    RispondiElimina
  3. Ma no, non è "essere malvagi". Esprimi un'opinione personale, non è colpa tua se saltano fuori ciofeche del genere! E che cosa diresti ai tuoi amici in cerca di un consiglio su un film? Che In The Market merita una visione grazie all'impegno messo dietro al progetto? Naaah, diresti loro "tieniti alla larga, a meno che non vuoi farti quattro risate"! Ad esempio, si dice che Tarantino possieda una bobina originale del terribile Manos - The Hands of Fate (un horror che, secondo il parere di molti me compreso, si aggiudica il titolo di "film più brutto della storia" assieme a Plan 9 From Outer Space di Ed Wood) e che la consideri "una delle sue commedie preferite". Non è una mancanza di rispetto nei confronti di chi collabora per realizzare la pellicola, è un giudizio inerente alla qualità ed ai contenuti del film stesso ;)

    RispondiElimina
  4. Almeno hai potuto vederlo con i tuoi occhi e giudicarlo con la tua testa, invece di conformarti pigramente all'opinione predominante, quindi ti stimo solo per questo ;) Brava per la recensione che ha saputo analizzarne con minuzia tutti i difetti (e d'altronde di cosa si poteva parlare se non di questi?XD). 
    Alan Parker

    RispondiElimina
  5. Ah ah, grande recensione, quasi un'autopsia del morto direi.
    Io forse sono stato leggermente più magnanimo, ma leggerrmente proprio...

    Incredibile, citi Giallo che ho visto appena ieri...

    Il Bosco Fuori non è assolutamente una trashata, anzi, a mio parere per i mezzi che avevano è quasi un gioiellino.
    Poi mi dirai.
    Ciao!

    oh dae-soo

    RispondiElimina
  6. @oh dae soo
    La tua recensione di Giallo, se ci sarà, non voglio perderla!! XD

    RispondiElimina
  7. Che onore, sono stato citato! *_*
    Non sono un esperto e lo sai, ma giuro.. non credo di avere mai e poi mai visto una roba peggiore di questa.
    Non lo si può definire nemmeno un film perché non è una cosa recitata.. non ci sono attori, ci sono solo scialbi figuranti appannati e senza arte ne parte.
    Cioé, seriamente.. la donna delle pulizie era molto più nella parte dei tre sfigatelli protagonisti!
    Non so davvero da dove iniziare a commentar elo schifio e nel vedere la foto del regista mi si chiariscono molte, molte cose... ma non ci si dovrebbe definire 'regista' DOPO aver combinato qualcosa di buono nel cinema?

    Riguardo le citazioni di Tarantino, secondo me non è tanto male il fatto di usare canzoni, inquadrature o film che citino la sua opera.. è il tentativo penoso di imitarne i dialoghi il vero guaio. Perché se nei film di Tarantino è roba tamarra da gente che se la vuole solo godere di brutto (gli attori che recitano parti assurde e noi che ce li guardiamo comodamente spaparanzati sul divano), in questo In the market (che per me resterà sempre In Da Conad) l'effetto è da doccia fredda.. alienazione aberrante...

    No, mai più un film così! >_<

    RispondiElimina
  8. Ahahahah ma tu sei anche più spietato di me!!
    No, hai ragione... povero, te ne stavi tranquillamente al pc e io ti ho costretto a vedere questa roba, immagino che la tua indignazione sia almeno il triplo della mia che ho scelto di guardarlo consapevolmente! XD

    RispondiElimina
  9. Concordo con buona parte della tua analisi, un paio di cose sul film le ho scritte quasi identiche alle tue, però dai il tentativo è apprezzabile, soprattutto per il sottogenere horror utilizzato. Certo avesse deciso di utilizzare anche degli attori per fare il film sarebbe stato un fattore positivo! :) 

    RispondiElimina
  10. Guarda, io confido nella giovane età non tanto degli attori (il tempo, purtroppo, non da mai loro ragione, si veda la Argento che non ha mai imparato a recitare...) ma del regista. La passione c'è, le idee anche. Quando cercherà di fare qualcosa di più personale e non scimmiottato forse gli darò una chance!!

    RispondiElimina
  11. Si si pienamente d'accordo. Disarmante quel continuo citazionismo, piatto e privo di spunti, che si ravveda magari! :) 
    Salut! 

    RispondiElimina
  12. Quello degli attori “amatoriali” è un problema annoso. Di recente ho visto “La casa sfuggita” di Zuccon: a fronte di una buona cura nella messinscena (in primis fotografia e movimenti di camera) la recitazione affossa in molti punti la tensione. La scusante del basso budget regge fino a un certo punto, perché a parer mio si tende viepiù a prediligere il “volto” adatto piuttosto che “la voce” adatta. Se poi mancano le idee e si scivola nel pedissequo (come nel presente caso, o nel coevo “Smile”) la situazione peggiora. Un buon doppiaggio tapperebbe qualche falla, ma il doppiaggio costa e in fase di post-produzione ormai si tende a curare più gli effetti speciali/sonori che l’ABC della dizione/recitazione.   
    Va da sé, comunque, che la recitazione agghiacciante è una peculiarità del cinema low budget, proprio per questo ammiro un cineasta sottovalutato come Mariano Baino, che con due soldi e due righe di dialogo è riuscito (a soli 27 anni) a confezionare un piccolo capolavoro come “Dark Waters”.
    Aldo M.

    RispondiElimina
  13. Effettivamente, non dev'essere una certezza che il prodotto low budget faccia schifo. Sono anche io convinta che bisognerebbe prediligere la bravura alla bellezza o privilegiare la "naturalezza" piuttosto che il citazionismo a tutti i costi.
    Comunque, quel film che hai citato lo recupererò!

    RispondiElimina
  14. Ok, horror italiano di serie B. Aveva forse alte pretese? Aveva dalla sua anche un contributo statale per i suoi scopi culturali? C'è gente che negli anni '70, ad inizio carriera, ha fatto cose buone come Pupi Avati, senza citare nessuno, creandosi un genere che alcuni ci invidiano.

    RispondiElimina
  15. Se verremo invidiati per In the Market allora sarà la volta buona che l'Italia è andata in pezzi.
    Horror indipendente sì, ma ben fatto per cortesia, come il bellissimo Shadow di Zampaglione.

    RispondiElimina
  16. quella che segue è una recensione che ho visto da poco... spulciando il bollalmanacco non credevo di scoprire ci fosse stata un'altra persona tanto paziente da vederlo!!!

    http://www.youtube.com/watch?v=s49rdZMJRT4&list=UUIPsK5xspHC3-ZFNPTx2X_w&index=2&feature=plcp

    siccome stavo spulciando per una ragione e finora non li ho trovati sarebbe possibile provvedere a recensire (con la massima calma, naturalmente) "Martyrs" e "Santa Sangre"?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il secondochehaidetto era recentemente nel palinsesto di Rai4. Registrato per sbaglio, ero interessato ai telefilm che seguivano. Nasce comunque la curiosità, pure per In the market.

      Elimina
    2. @shannara:
      Più che pazienza la mia è stata speranza di vedere qualcosa di interessnte prodotto in Italia, ma alla fine è andata male, putroppo.
      Per i due film che chiedi, rientrano nel novero di DVD prestati dalla mia collega, quindi presto o tardi arriveranno.

      @A Gegio Film:
      Evitalo pure tranquillamente In The market, è un consiglio spassionato! XD

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...