lunedì 8 agosto 2011

Perkins' 14 (2009)

Era un po’ di tempo che non mi capitava un film così strano. Che non so se sia un complimento o meno, in effetti. Sto parlando dell’horror Perkins’ 14, diretto nel 2009 dal regista Craig Singer.


Trama: durante il turno di notte uno sbirro si ritrova ad interrogare lo psichiatra Dr. Perkins, roso dal dubbio che potrebbe essere stato lui ad avergli rapito il figlio e altri tredici pargoli, scomparsi nel nulla anni prima. Effettivamente, questi sospetti trovano un riscontro, peccato che i ragazzini in questione siano stati soggiogati mentalmente e fisicamente dal Dottore, fino a diventare dei muti killer al suo servizio. Immaginate il casino quando questi 14 esseri vengono incautamente liberati…


Ultimamente mi succede spesso, come nel caso di Dread, di trascinarmi un film per giorni, rosa dal tedio che la prima parte mi suscita, per poi guardarmi con piacere il resto della pellicola. Quindi alla fine mi ritrovo a pensare “ma quindi il film era bello o no?!”. Nel caso di Dread non ho dubbi, mi è piaciuto, ma questo Perkins’ 14 è ambiguo quanto i temi che tratta e sfiora i limiti del ridicolo. No, rettifico: nel ridicolo ci sguazza, perché i personaggi sono forse gli esseri più imbecilli e sfigati della storia dell’horror, e ogni nefandezza perpetuata nei loro confronti dai Quattordici è pienamente meritata. Anzi, se avessi potuto ci avrei messo anch’io del mio. In fondo stiamo parlando di un film dove tutto il casino viene scatenato da uno sbirro che rompe le palle a un collega che, poveraccio, si sta guardando una partita di football alla tv e che finisce la serata morto ammazzato e pure mangiato. E questa è solo la punta dell’iceberg.



Il povero Perkins del titolo fa quasi pena. E’ vero che ha seviziato e imprigionato quattordici ragazzini, ma lo ha fatto a fin di bene (!!), così da crearsi un “esercito” per difendersi dal serial killer che da piccolo gli aveva fatto fuori i genitori. E voi direte “aaah, ma allora ‘sto Serial Killer spunterà ad un certo punto!!”. No. E pure Perkins, dopo aver raccontato quest’immensa vaccata, scompare dal film, lasciando agli spettatori perplessi le vicende della famiglia dello sbirro protagonista. Sbirro alcolizzato, sotto psicofarmaci, cornuto, mazziato, odiato dalla figlia, con una mugliera (come direbbe Elio) talmente vacca che orgasma appena l’amante le sfila la maglietta ma, soprattutto, dotato di un’incrollabile fede nei confronti del figlio scomparso. E certo! perché tu riesci a riconoscere un bambino che non vedi da 10 anni, fosse anche tuo figlio, nelle fattezze di uno zombie mangiacarne ormai adulto e magari pretendi anche che non ti stacchi la testa a morsi! Ma brutto idiota, meriti ogni umiliazione che potrebbero infliggerti la moglie vajassa e la figlia stronza, tolto il fatto che sei anche un poliziotto incapace visto che non riesci nemmeno a seguire le basilari regole di sopravvivenza di un film horror. E infatti si vede, perché il finale di Perkins’ 14 è da applauso per come fa giustizia di tutte le cazzate commesse dai personaggi.



Tolto quindi il mio evidente odio per la gente inutile mostrata nel film, passiamo all’aspetto più “tecnico” di Perkins’ 14. La regia in sé non è male, azzarda qualche ripresa in soggettiva, virata nel rosso del sangue, utilizza giochi di ombre cinesi per suggerire alcune scene piuttosto che mostrarle, ma la fotografia è troppo scura e in alcune sequenze più gore viene usato l’infelice espediente delle luci stroboscopiche, che hanno come unico effetto quello di farmi venire mal di testa e voglia di vomitare (non per il disgusto). Gli attori variano dal penoso (la moglie del protagonista, che parla un inglese impostatissimo…) al dignitoso (Patrick O’Kane nei panni del pluricitato sbirro non è male) ma in generale hanno un’aria talmente dimessa, sciatta e squallida che sterminarli tutti è quasi un atto di pietà. Per questo e per il fatto che mi risulta assurda l’idea che uno psichiatra possa effettuare un lavaggio del cervello talmente forte da fare diventare i suoi pazienti degli zombie che non fermeresti nemmeno smembrandoli (!!) do appena la sufficienza a Perkins’ 14, che rimane giusto un divertissement per appassionati. Un punto in più per l’unghia scalzata contro il muro, scena che mi ha fatto rabbrividire più delle suddette smembrature.

Craig Singer è il regista della pellicola. Francamente, ammetto di non conoscere nessuno dei suoi altri cinque film, ma mi pare che il suo genere preferito sia sempre il thriller/horror. Potrebbe essere americano, ma l’età è non pervenuta, sorry.


Patrick O’ Kane interpreta Dwayne. Irlandese, ha partecipato al film L’esorcista: la genesi. Ha 46 anni.


Richard Brake interpreta il fantomatico Perkins del titolo. Originario del Galles, ha partecipato a film come Ritorno a Cold Mountain, Batman Begins, Munich, Hannibal Lecter – Le origini del male, Halloween II, al recente Come l’acqua per gli elefanti e ad un episodio della serie Cold Case. Ha 47 anni e due film in uscita.


E ora vi lascio con il trailer del film... ENJOY!!


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