





La trama è questa: durante la serata dedicata all’eliminazione di un membro della Casa del Grande Fratello, si scatena in tutta l’Inghilterra un’epidemia di zombie. Ovviamente i morti viventi cominciano a banchettare con l’incauta folla radunata ad adorare i dementi abitanti della Casa, facendo piazza pulita anche di presentatrice, cameraman e tutta la gente che sta dietro le quinte, trasformandoli in zombie voraci e veloci. L’unica sopravvissuta dello staff, oltre al bieco produttore Patrick, è la tuttofare Kelly, che cercherà di salvarsi rifugiandosi nell’ultimo luogo sicuro: la casa stessa!!
Indubbiamente, questa miniserie è un sogno per chi come me detesta ogni tipo di reality e spera ogni volta che sente nominare gli intelligentissimi concorrenti del Grande Fratello che scoppi un’epidemia confinata nella casa per flagellarli tutti ed epurare questa piaga sociale. Gli zombie vanno bene ugualmente, uno sostituisce i finti personaggi britannici con quelli veri italiani ed il gioco è fatto: c’è la bionda zoccola, il bellone di turno, il loser che finge di essere intellettuale, la svampita, la grebana di periferia, il fighetto e persino il travestito. Il fatto che poi l’occhio esperto e la tragedia della particolare situazione ci mostri come alcune apparenze ingannano (la biondina si rivela essere una spietata calcolatrice e assassina, il travestito un insospettabile infermiere, ecc. ecc.) e come questi fantomatici idoli delle folle siano considerati dei poveri e fastidiosi dementi dagli addetti ai lavori, soprattutto nel backstage, rende il tutto ancora più realistico ed impietoso.
La miniserie ci mostra la fine dell’Inghilterra da un punto di vista molto ridotto. In pratica intuiamo che non ci sia più nulla da fare dal fatto che tutte le emittenti televisive sono scomparse, che i treni non arrivano e che l’unica trasmissione radio che si sente è in francese e parla di un solo, improbabile rifugio. La vicenda tuttavia ci mostra solo i dintorni della casa e degli studios e i pochi superstiti, concentrandosi su tre gruppi di personaggi: Kel e gli abitanti della casa, Patrick assieme alla prima esclusa Pippa, il fidanzato di Kel e una combattiva superstite. Quest’ultima coppia ci offre una visione più ampia dell’evento, e la desolazione che si è abbattuta sull’Inghilterra. Quello che preme alla serie, insomma, non è di mostrare al pubblico un film di zombie, ma un Grande Fratello CON gli zombie. Come già Romero ci mostrava i morti viventi bellamente in fila per entrare nel centro commerciale, reiterando i comportamenti tenuti in vita, ora ci viene mostrato come gli zombie lottino con ferocia per oltrepassare i cancelli che li portano alla Casa e, se calmi, come i loro occhi siano inevitabilmente calamitati dallo schermo televisivo, quasi come se non esistesse altro. Emblematica la scena finale, dove lo zombie nel centro commerciale guarda lo zombie ripreso dalle telecamere, scambiandosi uno sguardo vitreo che non comunica nulla, come fa in effetti la tv odierna con gli spettatori. “Quello che ci differenzia da loro è che noi siamo intelligenti, e dobbiamo usare questa intelligenza per batterli”: così dice Kel alla fine del terzo episodio. Peccato che la vita reale, e la continuazione della miniserie, la smentirà clamorosamente.
Questa terribile realtà viene descritta con occhio cinico e spietato, lo humor nero abbonda e spesso e volentieri ci si abbandona a grasse risate, soprattutto quando lo sboccatissimo e bastardo Patrick inveisce contro la povera Pippa, entrambi costretti ad una convivenza forzata a base di evacuazioni, rumori molesti e pianti isterici. Oppure le magre figure del patetico Joplin detto Gollum che sfida anche la presenza degli zombie pur di vedere la biondona nuda sotto la doccia. Alcune perle di “saggezza” sono: “Ma se tutti sono morti allora vuol dire che nessuno ci sta più guardando?” oppure la splendida frase che Pippa in lacrime rivolge a Patrick reo di aver appena impalato lo zombie della presentatrice: “O mio dio!! Hai ucciso Davina!”. Il personaggio di Patrick poi incarna perfettamente la spietatezza di coloro che pur di fare audience e soldi, quindi per estensione pararsi le chiappe, non guardano in faccia a nessuno: un insulto continuo verso tutto e tutti, un uomo che approfitta persino di uno zombie paraplegico, dissacra i cadaveri, infinocchia gli alleati e non smette di affermare il suo ego neppure davanti alla morte che lui stesso ha causato. Talmente figlio di puttana da diventare un idolo.
Ovviamente la miniserie è di qualità molto più elevata rispetto alla media, sia per il makeup, che rende gli zombie davvero raccapriccianti, che per gli effetti speciali estremamente realistici. Gli attori sono molto bravi, pare che tra essi ci siano parecchie apparizioni di ex veri concorrenti del Grande Fratello inglese. La divertentissima presentatrice Davina McCall, che è l’equivalente britannico della nostra Alessia Marcuzzi, interpreta sé stessa, per esempio. La fotografia è molto bella, nitida e tendente all’azzurrino, una resa che mi piace sempre parecchio. L’unica pecca è il fatto che gli zombie sono veloci: ciò li rende più letali e rende la miniserie più claustrofobica e paurosa, però snatura il mito del morto vivente mollo, lento e decerebrato che tutti abbiamo imparato ad amare. Per gli amanti del genere, e per chi odia il Grande Fratello. Non ve ne pentirete affatto!!!
Charlie Brooker è il creatore della serie. Lo scrittore inglese ha collaborato anche per lo show di Ali G. Ha 38 anni.
Andy Nyman interpreta il "buon" Patrick. L'attore inglese ha partecipato a Severance - Tagli al personale e Funeral Party. Ha 43 anni e due film in uscita.
E ora, visto che i furboni di E4 hanno disabilitato le opzioni per mettere su altri siti i video dedicati a Dead Set, faccio loro un favore e vi posto il link del sito ufficiale: qui troverete video, immagini, curiosità e quant'altro, ma il mio consiglio è, se capite l'inglese, di procurarvi i DVD! ENJOY!
La trama è abbastanza complessa, non è facile seguire gli sbalzi temporali e la marea di personaggi, almeno all'inizio: Siamo nei primi anni '80 e il buon presidente Nixon, dopo anni di gloriose battaglie, ha deciso di far mettere al bando la seconda squadra di supereroi americana, eredi dei Minutemen: i Watchmen. Quando un assassino misterioso uccide un membro di entrambe le squadre, il Comico, un altro vigilante, ovvero Rorschach, comincia ad indagare, scoprendo un complotto che unisce la minaccia atomica alla guerra fredda e coinvolge la vecchia squadra di supereroi, adesso impegnati a vivere le proprie vite “normali”.
Per chi, come me, è abituato a leggere gli X-men la cui prima regola è “non uccidere il nemico (nemmeno se è il figlio di puttana assassino più infame che ci sia)” e i quali ogni volta che infrangono questa regola si flagellano/separano dal gruppo, questo Watchmen, seppur scritto negli anni '80, è una boccata d'aria fresca. In un mondo come il nostro è impossibile agire con i guanti di velluto ed è coerente e realistico pensare che dei supereroi (che poi sono semplicemente uomini un po' più forti del normale, tranne il semidivino Mr. Manhattan) diventino dei sociopatici, o degli assassini o persino dei pazzi squilibrati nell'affrontare le brutture della società.
Watchmen rappresenta l'incubo del supereroe medio, quello sdoganato soprattutto dalla Marvel (che infatti ultimamente si sta rimodernizzando anche in tal senso): ci sono supereroi che uccidono senza remore donne e bambini solo perché sono comunque nemici di guerra, che non si fanno scrupolo a far esplodere l'avversario, a cercare “il male minore” del sacrificio di alcuni per la salvezza dei più, ci sono addirittura supereroi ai quali del genere umano non importa un fico secco, privi di emozioni e sentimenti proprio nei confronti di chi dovrebbero salvare.
Il bello di Watchmen è che le turbe psichiche di questi supereroi si intrecciano a vicende storiche realmente accadute, come la guerra fredda, la presidenza di Nixon, la guerra del Vietnam e tutte le fasi che hanno trasformato il sogno americano in un incubo, come ben dice il tremendo Comico al Gufo. Stupenda in questo senso la carrellata iniziale di Jack Snyder, che ci mostra in dieci minuti scanditi dalle note di “The Times Are A'Changing” di Bob Dylan (la colonna sonora di questo film va oltre ogni aspettativa, è splendida) appunto il cambiamento all'interno della società americana. La sequenza parte dagli anni '50, una nuova età dell'oro libera dalla crisi economica e dalla guerra mondiale, l'apice del successo di questi Minutemen, e continua con una lenta, progressiva e triste decadenza fino ad arrivare ai giorni nostri: le foto di gruppo nostalgiche, i sorrisi, i trionfi si mescolano alla pazzia, alla morte, all'omicidio, alla vecchiaia, il tutto unito all'arrivo della guerra fredda, le vicende di Cuba, la guerra in Vietnam, i figli dei fiori, immagini emblematiche che rendono perfettamente l'inesorabile scorrere del tempo verso gli sterili e orribili anni '80 e la definitiva messa al bando dei Watchmen.
La scelta di Snyder di rispettare il fumetto, raccontando la storia dal punto di vista del controverso diario di Rorscharch è azzeccatissima. La sua è una voce delusa, negativa, sarcastica, triste: triste come tutti i flashback, peraltro perfetti e necessari, quasi tutti legati alla figura del Comico tranne quando viene narrata la genesi di Mr. Manhattan, il personaggio più deprimente e pietoso di tutta la saga. Attraverso il Comico, personaggio chiave della prima metà del film, Snyder ci mostra l'effettiva pericolosità di questi supereroi e l'ipocrisia che li muove, che poi è la chiave di volta di tutto il film: i supereroi non sono diversi da noi, anzi. I nostri difetti sono alterati ed incrementati dalla visione quasi onnipotente della loro condizione e le mille domande che ci siamo sempre fatti leggendo i comics qui trovano un'inquietante risposta. Perché mai i nemici vengono sempre lasciati vivere, e tornare? Ma semplicemente perché senza nemici gli eroi sono dei falliti, degli esseri soli, alienati e privi di scopo. Qual è il motivo per cui le supereroine portano costumi di latex che nulla lasciano all'immaginazione? Ma semplicemente perché sono delle zoccole frustrate, come ben dimostra la patetica figura della vecchia Spettro di Seta, violentata e protagonista di libretti porno eppure lusingata da tutto ciò, perché la rimanda a un tempo di successi e giovinezza. E i supereroi uomini, costantemente sollecitati dalla presenza di tutto sto ben di Dio, perché non dovrebbero fregarsene ed approfittarsene visto che tutto suggerisce loro di essere ben al di sopra della legge? Alla fine, anche chi parrebbe buono e normale è imperfetto e falso, mentre l'unico ad essere quasi un reietto perché considerato completamente pazzo alla fine è il solo ad incarnare l'essenza del supereroe come lo vorremmo tutti: determinato, spietato con i “cattivi” e coerente fino al midollo. Il buon Rorschach, il cuore di film e fumetto.
La seconda parte del film, più legata alla tradizione supereroistica e ai film d'azione alla Michael Bay è leggermente inferiore e anche un po' kitsch: il tempio egizio in antartide, una strana tigre in CGI dalle orecchie a punta priva di scopo o funzione, la ridondanza del rifugio di Mr. Manhattan stonano un pochino ma sono effettivamente una gioia per gli occhi, così come scene emblematiche come il rapporto consumato dal Gufo e Spettro di Seta all'interno di Archi, sulle note di Hallelujah di Jeff Buckley con la luna e il cielo notturno sullo sfondo. I combattimenti, le esplosioni, gli effetti speciali sono praticamente perfetti, la fotografia nitida e coloratissima, gli attori sono decisamente in parte (soprattutto Jackie Earle Haley, che interpreta Rorschach, e Jeffrey Dean Morgan, il Comico, ma anche il Gufo di Patrick Wilson non è affatto male) e il film è condito da una vena splatter/horror inedita per questo genere di pellicola, nonché da sano e cinico umorismo (la temporanea impotenza del Gufo, le scene in carcere tra Rorscharch e il suo nemico nano, Mr. Manhattan che scopa la fidanzata e con altre 5 copie di sé stesso fa altri lavori...).
In definitiva, un film assolutamente da andare a vedere, sia che piaccia il genere o meno. Un 9 pieno, e ora aspetto con ansia di leggere la graphic novel.
Zack Snyder, il regista di cotanta pellicola, ha al momento solo due film famosi all'attivo: il pregevole L'alba dei morti viventi, remake del cult di Romero, e 300, sempre tratto da una graphic novel. Ha 33 anni e sei film in uscita.
Jackie Earle Haley interpreta Rorschach, col volto coperto per la maggior parte del film da un cappuccio di lana decorato da macchie in movimento. Per la televisione, l'attore californiano ha lavorato in Love Boat, La signora in giallo, McGyver, Renegade. E' stato nominato all'Oscar nel 2007 come migliore attore non protagonista per il film Little Children, soffiatogli giustamente da Alan Arkin che faceva il nonno in Little Miss Sunshine. Ha 48 anni e tre film in uscita. Se mai girassero un film su Preacher spero che lui possa fare Cassidy.
Jeffrey Dean Morgan interpreta il folle Comico. Premesso che costui è un incrocio tra Javier Bardem e Robert Downey Jr., quindi un fico pauroso, per la televisione l'attore americano ha lavorato in Walker, Texas Ranger, ER, Angel, CSI, Tru Calling, Weeds, Supernatural, Gray's Anatomy. Ha 43 anni e cinque film in uscita.
Malin Akerman, attrice svedese, interpreta la seconda Spettro di Seta. Al cinema ha recitato perlopiù in filmetti come The Skulls – I teschi ed American Trip – Il primo viaggio non si scorda mai. Ha 31 anni e tre film in uscita.
Billy Crudup interpreta l'azzurrissimo e semidivino Dr. Manhattan. L'attore, che è stato sposato con la protagonista di Weeds, Mary Louise Parker, ha recitato in Sleepers, Quasi famosi, Big Fish, Mission Impossible III, e ha dato la voce nella versione USA de La principessa Mononoke. Ha 41 anni e un film in uscita.
Matthew Goode interpreta il pacato Ozymandias. L'attore inglese ha partecipato a Match Point, di Woody Allen. Ha 31 anni e un film in uscita.
Patrick Wilson interpreta il Gufo. L'attore ha partecipato alla splendida serie Angels in America, ha recitato nel Phantom of The Opera di Joel Schumacher nei panni di Raoul e nel controverso Hard Candy. Ha 36 anni e un film in uscita.
Ora vi lascio con un video particolare: il Trailer cinematografico fatto con le immagini prese dal comic book. ENJOY, e andatelo a vedere!!